Roma - Ce la sta mettendo tutta, Pierluigi Bersani, per evitare che la manifestazione di domani si trasformi in un boomerang.
I cattivi presagi non mancano. A due giorni dall’appuntamento unitario ieri è scoppiata una lite tra i principali promotori, Pd e Idv: il vicesegretario del primo, Enrico Letta (uno che non si entusiasma granché per la piazza) ha avvertito che «chi parla contro Napolitano è fuori dalla coalizione». L’Italia dei valori, punta sul vivo, gli risponde tramite il capogruppo Donadi: «Letta ha detto una sciocchezza colossale e dovrebbe fare un bagno di umiltà, invece di dare lezioni come una maestrina dalle penna rossa». Donadi ricorda che sull’argomento esiste già un «gentlemen’s agreement» tra Di Pietro e Bersani.
Ma nel Pd nessuno si fida troppo. Anche se l’ex pm, come ha garantito, non attaccherà direttamente il presidente per aver firmato il famigerato decreto salva-liste, non è affatto escluso che sposti il fuoco su un nuovo obiettivo: la sfida al Colle sul legittimo impedimento, che attende solo il timbro del presidente per diventare legge. E per quanto si possano controllare le parole d’ordine della manifestazione, nessuno può garantire che in piazza non compaiano striscioni, cartelli e slogan anti Napolitano. Anche se nei ranghi Pd circola la voce che difficilmente la firma sul legittimo impedimento arriverà prima di sabato, evitando così un argomento esplosivo di polemica.
Così ieri, nel Transatlantico di Montecitorio, si raccoglieva più di una perplessità. Secondo l’ex segretario del Ppi Castagnetti andava colta al volo «l’occasione offerta dalle forsennate sparate di Berlusconi ieri: in risposta avremmo potuto fare un gesto di responsabilità per interrompere questa spirale di scontro, e annullare la piazza». Walter Veltroni, invece, aveva consigliato di mandare al microfono un unico personaggio simbolo, quello cui il centrosinistra è solito ricorrere nei momenti in cui non sa bene che pesci prendere (l’ex leader Pd lo utilizzò ai tempi del caso Englaro): l’ex presidente Oscar Luigi Scalfaro. Sufficientemente antiberlusconiano da poter parlare in piazza, e sufficientemente quirinalizio da evitare ogni contraccolpo negativo tra il Pd e l’attuale inquilino del Colle.
Suggerimento non raccolto. Ma ieri, nell’ennesima riunione organizzativa, gli uomini di Bersani hanno proposto una scaletta che tenta di ridurre al minimo il rischio di exploit oratori fuori controllo (Tonino Di Pietro in particolare) e di stemperare il deleterio «effetto Unione» che inevitabilmente si produrrà in piazza e in tv con la sfilata dei segretari di partiti e partitini di centrosinistra. Un déjà vu della stagione prodiana, o - persino peggio - della «gloriosa macchina da guerra» occhettiana che alla vigilia delle elezioni non porta bene. Ecco dunque scendere in campo musici e cantanti spesso reduci da Sanremo (da Simone Cristicchi a Frankie Hi-Nrg) che si alterneranno al microfono con gli oratori politici. Al momento se ne prevedono sei: Angelo Bonelli (verdi), Riccardo Nencini (Socialisti), Nichi Vendola (Sel), Paolo Ferrero (Diliberto e Salvi, gli altri due leader della Federazione della sinistra, hanno fortunatamente rinunciato a parlare), Di Pietro e Bersani. Incerto l’intervento di Emma Bonino: il Pd la vuole sul palco e anche al microfono, per rilanciarne la campagna elettorale. Lei si tiene sul vago: «Vedremo».
Ieri Marco Pannella ha infatti annunciato che i radicali diserteranno la piazza, in polemica con le scelte di Bersani: il Pd si è opposto alla richiesta radicale di rinviare le elezioni regionali, e si è dissociato dai ricorsi sulle liste che i pannelliani stanno presentando in mezza Italia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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