Strano destino, il suo. Renato Soru, luomo che amava tassare, esce di scena tartassato e sconquassato. Ma che cosa cè dietro il terremoto elettorale sardo che ha disarcionato il monarca assoluto? Ci sono i numeri innanzitutto: nel complesso il centrodestra ottiene il 56,8 per cento, rispetto al 50,5 per cento delle politiche e al 51,9 per cento delle regionali. Bene, benissimo per Ugo Cappellacci e i suoi supporter che gli hanno fatto compagnia in questa inebriante avventura e male, anzi malissimo, per la coalizione di centrosinistra. Che passa da un 45,8 per cento delle regionali e da un 44,5 per cento delle politiche al 38,4 per cento di queste elezioni.
Il monopolio dellaggettivo «devastante» spetta sicuramente al Pd. Che passa dal 36,2 per cento delle politiche al 24,4 per cento. Giusto per la cronaca occorrerebbe ricordare che alle regionali 2004 Ds-Margherita e Progetto Sardegna presero il 31,9 per cento. Devastante, appunto. A maggior ragione se si considera che le province dove si è votato di più sono quelle di Nuoro (69,5 per cento) e di Sassari (69,2) storiche roccaforti del centrosinistra. E lItalia dei valori ? Mostra valori un po contraddittori e risultati deludenti se si considera che in una elezione che vede perdere ben il 10 per cento al Pd, i «dipietrini» sardi guadagnano solo lun per cento (dal 4 al 5,2). Quanto allUdc se è vero che conquista il 9,4 per cento (3,8 in più) rispetto alle politiche 2008 è anche vero che rispetto alle regionali del 2004 scende dello 0,9 per cento il che significa che, allinterno del centrodestra ha goduto in Sardegna delleffetto trainante di far parte della coalizione.
E, dopo i numeri, anche le parole ovviamente aiutano a interpretare le ragioni della sonora sconfitta di Soru. Per esempio quelle del segretario regionale della Cisl, Mario Medde, secondo cui «la disoccupazione e la povertà hanno pesato come un macigno nelle scelte. I risultati elettorali rafforzano i convincimenti di quanti sostengono che è fondamentale farsi carico delle difficoltà in cui versano in Sardegna le famiglie, i pensionati e i lavoratori e promuovere maggiori opportunità lavorative per contrastare il fenomeno dilagante delle povertà». Una tesi ripresa anche da Massimo Putzu, presidente della Confindustria sarda: «Adesso possiamo contare su un governo stabile con il quale lavorare per rilanciare la Sardegna. Non sarà facile. Il terremoto che sta investendo il mondo - ha spiegato Putzu - sta producendo anche in Sardegna effetti estremamente negativi. Laggravarsi delle situazioni di crisi nelle principali aree industriali come Portovesme, Porto Torres, Ottana si lega con lintensificarsi del calo degli ordini che le imprese sarde di tutti i settori produttivi stanno fronteggiando». Non a caso il centrodestra, sono ancora una volta i dati a parlare, è riuscito a far più che breccia in zone dellisola finora ostili come lOgliastra e il Sulcis Iglesiente, una delle aree industriali maggiormente in crisi per la quale il premier Berlusconi «mettendoci la faccia» aveva assicurato limpegno del governo.
Contro la disoccupazione e la crisi, Berlusconi, va ricordato, non ha dispensato i «vedremo» e i «faremo» del governatore Soru ma era passato a fatti concreti. A Porto Torres stipulando un accordo tra il governo e la Safi per la cessione degli impianti chimici in crisi e a Iglesias assicurando garanzie per la Rusal, lazienda russa proprietaria di Euroalluminia. «Dalle urne è uscito un segnale forte e chiaro: la Sardegna ha scelto di cambiare. Il risultato elettorale chiude una stagione di governo che, evidentemente, i sardi e le imprese della Sardegna non hanno giudicato positivamente. E così oggi le imprese agricole guardano con attenzione e fiducia al nuovo corso». È il commento del delegato confederale della Coldiretti Sardegna, Aldo Mattia, sul voto nellisola.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.