Se sbaglio mi corrigerete. Non è lui. Non è nemmeno lui, forse perché alla fine non è mai andato in Africa. Walter Veltroni ha dovuto scrivere una lunga lettera a Repubblica per chiarire in sei parole questo concetto: il Papa straniero non sono io. Amen.
È passato un po’ di tempo da quando Ezio Mauro se ne uscì con questa storia di una sorta di Wojtyla per il Pd, un outsider, uno che viene da lontano, uno che non sta nei palazzi, un Harry Potter capace con un brutale avadra kedavra di polverizzare il Cavaliere. Non si sa bene chi sia questo messia rosso, ma una cosa è certa: sta nascosto da qualche parte nella società civile.
L’idea del Papa straniero ha avuto fortuna, perché rispecchia lo stato d’animo e lo sconforto di una sinistra che non sa più a quale Dio aggrapparsi. C’è una rassegnazione religiosa, la ricerca di uno straccio di leader, di qualcuno che dica: si va di qua. Un pastore, insomma. È ormai chiaro a tutti che questo pastore, se esiste, non sta qui a due passi. È uno che un giorno arriverà e si manifesterà al mondo miscredente degli elettori stanchi delle bestemmie e delle risse dei loro sacerdoti.
La sinistra si racconta così. Il popolo eletto che vaga nel deserto scontando i suoi peccati, alla ricerca di un segno, di una verità, della parola di qualche profeta più o meno credibile. Il premio sarà la terra promessa, quella che per qualche sfigato motivo i capi del sinedrio hanno smarrito nel ’94. Sono più di tre lustri che la vanno cercando. Ma prima o poi arriverà l’eroe, l’uomo del destino, il cavaliere della società civile, il salvavita.
Messa così sembra una storia epica. Solo che poi leggi le parole di Veltroni e scoppi a ridere. Capisci che appena vedono passare una metafora questi qui ci affogano. Ci credono. Si tormentano. Trasformano tutto in uno psicodramma paradossale e postdmoderno, con il volto melodrammatico di Walter, carico di retorica e di enfasi, che si trasforma giorno dopo giorno in una maschera comica. Veltroni è quello che tempo fa disse «vorrei sulla mia lapide queste parole: non ha mai partecipato a una corrente». Bisogna ammetterlo. Il veltronismo è la Bibbia riscritta da Woodhouse. Di per sé, come romanzo, potrebbe essere un capolavoro. Tra La scoperta dell’alba e Il Papa straniero non sono io (disavventure eroicomiche di un popolo senza Tom Tom) non c’è partita. Solo che Veltroni non lo sa e così continua a scrivere di altro.
Fatto sta che in certe stanze del Pd davvero stanno esaminando i curricula dei potenziali papi stranieri. Non fosse altro che per far ingrugnire D’Alema (che vuole un Papa democristiano) e deprimere il povero Bersani, che cerca di sopravvivere al senso di ridicolo che questa situazione gli ha ribaltato addosso. Almeno lui la prima volta che gli hanno parlato di Papa straniero ha bestemmiato che questa casa non è una chiesa: «Non è che adesso ci tocca andare in giro con il camauro?». Sta messo peggio Franceschini che serio serio sentenzia: «Il Papa straniero dovrà vincere le primarie». E allora via, si parte con le candidature. Chi è questo benedetto Papa? Saviano? C’è il problema della scorta. Scalfari? È una diminutio. Grillo? Vade retro. Vendola? Non esageriamo. La Berlinguer? Troppo compromessa. Il padre era comunista. La Serracchiani? Siamo seri. Carla Bruni? Ha il marito xenofobo. Putin? Un ritorno alle origini, ma è amico di Silvio. Travaglio? Ci arresta tutti. Santoro? Michele chi. La Bonino? Vedi alla voce Lazio. Qualcuno tira fuori Vittorio Emanuele re d’Italia, così magari si può celebrare il Risorgimento in salsa antileghista. Ma poi c’è il ticket con Pupo, non funziona neppure a Sanremo. Chi resta? La soluzione ideale arriva da un tifoso interista. Che ne pensate di Mou. Mou come Mourinho, in fondo è l’uomo che ha riportato la Coppa Campioni in casa Moratti dopo 45 anni. Niente da fare. Il Real Madrid non lo lascia andare.
Il sospetto è che il Papa straniero, se è furbo, se ne resta lontano.
Non ha senso salvare un partito che si scanna pure sulla mozione di sfiducia sul ministro-premier. Ma è da qui che arriva l’ideona. Un Papa straniero. Mumble mumble. E se lo chiedessimo a Berlusconi?--- La vignetta è di Giorgio Forattini
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