Roma - Italia dei valori propone un matrimonio a tre, con Pd e Sinistra e libertà. Ufficialmente sarebbe un’unione anti Cavaliere, ma sembra molto un matrimonio ripatore, che Antonio Di Pietro tira dentro il dibattito politico per fare dimenticare i due parlamentari passati con la maggioranza, tenere buoni i suoi che, soprattutto dopo la fiducia, mettono in discussione la sua leadership. E, già che c’è, per dare un po’ fastidio agli altri partiti di opposizione.
«È inutile che ci giriamo attorno», premette l’ex pm. «Tanto alla fine saremo noi tre: Idv, Pd e Sel. E quindi, a questo punto, formalizziamo subito la coalizione. Se matrimonio deve essere, sposiamoci entro Natale». Quasi una fuitina per far trovare i suoi potenziali partner di fronte al fatto compiuto. Con tanto di insinuazione che i rapiti siano entrambi consenzienti, come in una commedia anni Cinquanta. «Ho parlato qui alla Camera con Bersani e ho telefonato a Vendola. Non possiamo stare a guardare mentre gli altri si strutturano: lanciamo la coalizione entro Natale», incita Di Pietro. Che dà anche particolari sulle risposte dei potenziali alleati. «Sia Bersani che Vendola - assicura il leader Idv ai giornalisti - mi hanno chiesto 24 ore. Per me se ne possono prendere pure di più. E comunque chi deve decidere è Bersani perché Vendola, come me, sta aspettando il Pd». E in effetti la risposta affermativa di Sel non si è fatta attendere: Gennaro Migliore, membro del coordinamento nazionale, ha definito l’accordo come «minimo sindacale».
Il leader Pd corteggiato ha invece risposto con una formula vaga. «Nei prossimi giorni - ha ricordato Bersani - il Pd riunirà la sua direzione e farà una sua proposta per andare oltre questa fase convulsa». Però si sono fatti sentire gli altri democratici con un «no» chiarissimo al triciclo Pd-Idv, Sel. Il vicesegretario Enrico Letta mette le mani avanti: «Non c’è nessun matrimonio alle viste perché non c’è stato nessun fidanzamento. La provocazione di Di Pietro sembra fatta per destabilizzare più che per costruire ed è basata su elementi della fantasia e non della realtà». L’ex Udc Marco Follini consiglia «caldamente a Bersani di evitare il matrimonio che gli propone Di Pietro. Non mi metto nei panni di don Rodrigo ma fatico molto a vedere Vendola e Di Pietro assieme a noi nella parte di Renzo e Lucia». Preoccupato il veltroniano Paolo Gentiloni: «Discuteremo in direzione la rotta che il Pd deve intraprendere nella fase nuova aperta dal voto parlamentare del 14 dicembre. Certo - sottolinea l’esponente del MoDem - la nostra bussola non potrà essere il matrimonio con Antonio Di Pietro».
Se Bersani potrebbe essere tentato dal matrimonio senza amore con Di Pietro, la prospettiva non piace sicuramente a Massimo D’Alema che, più realisticamente guarda a un’alleanza con il terzo polo, al quale l’ex pm propone invece un umiliante ingresso nel centrosinistra. Non piace nemmeno a Veltroni, che ancora insiste sulla vocazione maggioritaria dei democratici, formula bipartitica che esclude le alchimie proposte da Idv.
La proposta di matrimonio, insomma, non ha molte possibilità di essere accettata. Ma Di Pietro l’ha fatta lo stesso e ha ottenuto il risultato di sparigliare le carte, perlomeno dentro il suo partito. Il più pericoloso concorrente per la guida dell’Idv, Luigi De Magistris, nei giorni scorsi ha demolito la sua gestione, bocciando in particolare la scelta dei candidati. Con la proposta dell’anello nuziale Di Pietro cerca di fare dimenticare il fattaccio.
Lui stesso invece se lo ricorda così bene che ieri, incrociando il «traditore» Antonio Razzi, gli ha negato una stretta di mano e al suo saluto gli ha risposto: «Vai in pace». Poi ai suoi: «E pure la mano mi voleva dare...».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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