Il Pd scappa dalle primarie. E Civati: «Perdiamo»

Basta solo ipotizzare le elezioni regionali in arrivo a una data anticipata rispetto alla scadenza naturale. Ed ecco che a sinistra ripartono le polemiche interne. Stimolate anche dalle composite alleanze nazionali, con Pier Ferdinando Casini che si offre al Pd per un’alleanza di centrosinistra. Un abbraccio che in Lombardia non piace a tutti. Per non dire che delude sogni e desideri di un popolo movimentista che sogna di espugnare Palazzo Lombardia, dopo essere entrato a passo di carica a Palazzo Marino.
Si chiama incubo Pisapia e racconta il timore fortissimo di perdere con l’apparenza della vittoria. Come accadde con il candidato sindaco sbucato da un passato rifondarolo che sembrava lontano e invece è diventato vicinissimo, tanto da sconfiggere sonoramente i suoi pur popolari sfidanti: Stefano Boeri innanzitutto, spinto dal Pd, ma anche il più gradito ai cattolici Valerio Onida. Il cavallo di Troia si chiamava primarie.
A essere sconfitti, quasi come il centrodestra, furono i vertici del Pd. E adesso, appena si torna a parlare di elezioni in Lombardia, la sola parola primarie, che pure piace tanto agli elettori, va di traverso alle gerarchie. Riascoltare per credere le dichiarazioni di Pierluigi Bersani, sabato scorso a Milano. Primarie? «Vediamo. Il nostro metodo è quello ma vediamo l’evoluzione dei fatti». E ancora: primarie possibili «purché ce ne siano le condizioni». Tante parole per lasciar intendere che il Pd non è disposto a lasciarsi scippare candidato e alleanze da un Pisapia in formato Pirellone.
La rivolta alle parole del segretario del Pd è già partita. «Prove tecniche per tornare a perdere» scrive sul suo blog Giuseppe Civati, esponente del Pd giovane tra i più probabili candidati in caso di consultazioni aperte ai cittadini per la scelta dello sfidante di Formigoni. «Bersani è venuto ieri a Milano per l’assemblee delle assemblee regionali del Nord. E ha detto che le primarie in Lombardia forse NON si faranno. Di bene in meglio» è il commento sconsolato affidato da Civati al suo blog. Gli interventi on line non mancano. «Facciamole senza il permesso di Bersani e amici. Hanno veramente rotto!» scrive una frequentatrice del blog. E un’altra arrabbiata: «Siamo alle solite, non hanno la capacità di capire quello che gli succede intorno. Napoli, Milano, Genova, Palermo, Parma e adesso anche la Lombardia. Bravi, continuate così. Applausi».
Il fatto è che Bersani guarda all’alleanza con Casini anche in versione lombarda. E le primarie sono viste come il fumo negli occhi dai centristi dell’Udc, un po’ per convinzione politica, un po’ perché gli esponenti di centro non risultano competitivi. Sia Christian Campiotti, segretario regionale dell’Udc, il meno lontano dal centrodestra, che Savino Pezzotta, area centrosinistra, hanno espresso perplessità sulle primarie. «Finta democrazia» le ha bollate l’ex leader della Cisl.
A dare battaglia è anche Sel. «Nessuna concessione ai tiepidi pupi e ai sofismi programmatici» protesta Giulio Cavalli sul suo blog in merito al passo indietro di Bersani sulle primarie in Lombardia.

Secondo Civati l’agorà politica dell’oggi si chiama «primarie» e «non ci interessano i patti sottovoce negli spogliatoi». Per Cavalli i segretari dei partiti sono i «capibastone». Difficile immaginare un’intesa tra queste opposte visioni.

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