Il Pd scopre che in Italia c’è il Nord E Chiamparino studia da leader

RomaDi finire ai giardinetti, «a portare i nipotini al parco», Sergio Chiamparino non ha alcuna intenzione. Anche perché, sottolinea, «peraltro non li ho». I nipoti.
E dunque il sindaco di Torino segnala per tempo (ieri con una raffica di tre interviste ad altrettanti giornali) che non vuole mettersi da parte, quando tra più o meno un anno scadrà il suo ultimo mandato. Che vuole continuare a far politica nel Pd (senza insidiare il posto di Pier Luigi Bersani, col quale si scambia segni di pace) e che, in linea per ora teorica, si ritiene comunque iscritto alla gara per la premiership, quando si dovrà scegliere il candidato per la sfida del 2013.
Sia pur con una buona dose di understatement e autoironia, che a Chiamparino non fanno difetto: qualche giorno fa, in una trasmissione radiofonica, gli hanno chiesto: «Ci sono più possibilità che lei diventi segretario del Pd o che diventi candidato premier del 2013?». E lui: «A occhio e croce ci sono le stesse probabilità, cioè zero». Anche se, tiene a sottolineare il sindaco, una buona carta da giocarsi ce l’avrebbe: la Lega, che in Piemonte ha avuto un exploit sconfiggendo il centrosinistra, nella sua città è stata molto imbrigliata: «Nel 1993 a Torino aveva il 23%, adesso che altrove è al massimo del fulgore qui sfiora il 10%». Insomma, Chiamparino è uno dei pochi amministratori del centrosinistra che nel Settentrione sono riusciti a non farsi travolgere dal Carroccio, e da anni reclama (spesso in coppia con Massimo Cacciari) una strategia «nordista» anche per il Pd: «Ci vuole una Lega di sinistra», dice. «È uno degli aspetti che lo rendono competitivo e spendibile per il futuro», dice il senatore Pd Fabrizio Morri.
Con Bersani, di cui qualche mese fa stava per diventare lo sfidante nella corsa alla segreteria, il sindaco è in buoni rapporti: «Basta caccia al segretario - lo difende - visto che continuando a cambiare leader abbiamo continuato a perdere». E attacca il correntismo: «Bisogna azzerare i “caminetti” e togliere potere ai capicorrente», suggerisce. Bersani ricambia: i due si vedranno presto a Roma, e al segretario non spiacerebbe dargli un incarico nel Pd: «Sarebbe un valore aggiunto per Pier Luigi, anche perché Sergio viene dalle file veltroniane», sottolinea un dirigente bersaniano.
«In questo partito, che non mi pare abbia molte idee e strategie - dice l’ex ministro Cesare Damiano - Chiamparino è una delle migliori risorse.

E delle meno usurate: non ha fatto il segretario né il premier né il presidente della Bicamerale. Se il Pd continua a cannibalizzare i suoi potenziali leader, alla fine non rimarrà nessuno. Come in "Dieci piccoli indiani"».

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