Il Pd si ribella a Majorino. E Boeri rilancia: "Congresso a febbraio"

LA BATTAGLIA Lo strappo dell’assessore al Welfare. Mirabelli e Pizzul: "Gruppo unitario? Fantascienza". Il capodelegazione: "Aprire le iscrizioni alla città"

Il Pd si ribella a Majorino. E Boeri rilancia: "Congresso a febbraio"

Partito unico, gruppo unico, coordinamento unico. La proposta dell’assessore al Welfare, Pierfrancesco Majorino, all’assemblea dei Comitati Pisapia è uno strappo a sinistra nel fianco del Pd, che si vede trascinato verso Sel e l’area arancione di Giuliano Pisapia. Gli assessori Cristina Tajani e Lucia De Cesaris approvano su Facebook, segno che - al di là dell’uscita più o meno estemporanea di Majorino - il partito del sindaco ha il suo drappello di sostenitori in giunta (e non solo).
Ma il Partito democratico fa quadrato per difendere la propria identità dall’annacquamento arancione. E c’è chi sospetta che l’uscita di Majorino sia stata dettata dal bisogno di ritrovare una centralità politica che negli ultimi tempi è in mano a Stefano Boeri.
L’architetto, capodelegazione del Pd, chiede con forza un rinnovamento del Partito democratico. E adesso, all’indomani della proposta di Majorino, Boeri non contesta il progetto del collega di giunta («si può ragionare, guardo con attenzione a ipotesi diverse dalla mia»), ma rilancia la sua battaglia interna: «Io mi sto impegnando per rigenerare il Pd a Milano, la mia idea è lavorare nel Pd».
Ed ecco che cosa vede nel futuro: «Sono fiducioso che si vada presto a una conferenza programmatica per rilanciare una partecipazione ampia e una campagna di iscrizioni aperta alla città». Ha un’idea chiara anche del calendario: «Entro febbraio ci aspettiamo un congresso o almeno meccanismi di definizione della classe dirigente adeguati ai tempi». In sostanza, congresso o primarie.
La vita non si annuncia facile per la segreteria politica appena rinnovata, con un drastico taglio del board, dal segretario metropolitano, Roberto Cornelli. A tirare il freno a mano, oltre alla “rossa” d’abito Carmela Rozza, è anche la componente “bianca” del partito. A parlare è Fabio Pizzul, membro della neonata segreteria metropolitana: «Pensiamo a fare bene le cose che ci siamo riproposti di fare invece di aggiungerne altre per finire sui giornali». Una stoccata al protagonismo di majorino a cui si aggiunge una contestazione più politica, centrata sulle differenze che dividono l’area moderata del Pd da Sel: «Ciascuno ha le sue specificità e i suoi fuochi programmatici. Mi sembra un’ipotesi fantascientifica».
Uno stop arriva anche dall’area riformista. Franco Mirabelli, consigliere regionale del Pd oltre che ex coordinatore del partito, sale sulle barricate: «È una proposta fuori dalla storia.

Se Majorino ha in mente che bisogna superare il Pd per fare un altro partito arancione, penso che sia sbagliato, perché il progetto del Pd di unire i riformisti è già in campo ed è ben diverso da quello di costituire un partito della sinistra-sinistra». Conclusione: «È difficile tenere insieme chi vuole le missioni di pace all’estero e chi le criminalizza. È difficile tenere insieme chi vuole la Tav e chi no, chi è favorevole alle infrastrutture e chi le frena».

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