Partito unico, gruppo unico, coordinamento unico. La proposta dell’assessore al Welfare, Pierfrancesco Majorino, all’assemblea dei Comitati Pisapia è uno strappo a sinistra nel fianco del Pd, che si vede trascinato verso Sel e l’area arancione di Giuliano Pisapia. Gli assessori Cristina Tajani e Lucia De Cesaris approvano su Facebook, segno che - al di là dell’uscita più o meno estemporanea di Majorino - il partito del sindaco ha il suo drappello di sostenitori in giunta (e non solo).
Ma il Partito democratico fa quadrato per difendere la propria identità dall’annacquamento arancione. E c’è chi sospetta che l’uscita di Majorino sia stata dettata dal bisogno di ritrovare una centralità politica che negli ultimi tempi è in mano a Stefano Boeri.
L’architetto, capodelegazione del Pd, chiede con forza un rinnovamento del Partito democratico. E adesso, all’indomani della proposta di Majorino, Boeri non contesta il progetto del collega di giunta («si può ragionare, guardo con attenzione a ipotesi diverse dalla mia»), ma rilancia la sua battaglia interna: «Io mi sto impegnando per rigenerare il Pd a Milano, la mia idea è lavorare nel Pd».
Ed ecco che cosa vede nel futuro: «Sono fiducioso che si vada presto a una conferenza programmatica per rilanciare una partecipazione ampia e una campagna di iscrizioni aperta alla città». Ha un’idea chiara anche del calendario: «Entro febbraio ci aspettiamo un congresso o almeno meccanismi di definizione della classe dirigente adeguati ai tempi». In sostanza, congresso o primarie.
La vita non si annuncia facile per la segreteria politica appena rinnovata, con un drastico taglio del board, dal segretario metropolitano, Roberto Cornelli. A tirare il freno a mano, oltre alla “rossa” d’abito Carmela Rozza, è anche la componente “bianca” del partito. A parlare è Fabio Pizzul, membro della neonata segreteria metropolitana: «Pensiamo a fare bene le cose che ci siamo riproposti di fare invece di aggiungerne altre per finire sui giornali». Una stoccata al protagonismo di majorino a cui si aggiunge una contestazione più politica, centrata sulle differenze che dividono l’area moderata del Pd da Sel: «Ciascuno ha le sue specificità e i suoi fuochi programmatici. Mi sembra un’ipotesi fantascientifica».
Uno stop arriva anche dall’area riformista. Franco Mirabelli, consigliere regionale del Pd oltre che ex coordinatore del partito, sale sulle barricate: «È una proposta fuori dalla storia.
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