Il Pdci ai Ds: sulle riforme siete miserabili

da Milano

Sulla legge elettorale il braccio di ferro nell’Unione non si arresta. E i toni si accendono. Protagonisti degli ultimi scontri, dopo che nei giorni scorsi era stata l’Udeur a ricordare l’importanza della posta in gioco, i futuri componenti del Partito democratico da una parte e gli alleati del Pdci dall’altra. «Quella che Fassino e i referendari chiamano “frammentazione del sistema politico”, un tempo a sinistra si chiamava “rappresentanza di una società complessa” - sottolinea Manuela Palermi, capogruppo dei Verdi-Pdci al Senato -. Comprendo che il Partito democratico vorrebbe ridurre a uno, cioè a se stesso, le differenze, le aspettative, le speranze di milioni di persone. Ma che la si smetta di presentarsi come i salvatori della patria!». Soprattutto perché, come sottolinea la Palermi replicando ai fautori della «semplificazione della politica», la verità è «un’altra e un pochino più miserabile». Secondo l’esponente del Pdci si punta a una riforma che «permetta al Pd e al futuro “partitone” di destra di avere, attraverso l’eliminazione dei partiti minori, quel peso politico e elettorale che non riescono ad avere attraverso le loro idee».
Ma i futuri esponenti del Pd insistono. Pierluigi Castagnetti sostiene che ci vorrebbe un referendum che abolisca totalmente la legge in vigore e ripristini il cosiddetto Mattarellum, che prevedeva un sistema per 75% maggioritario e per il 25% proporzionale.

Massimo D’Alema si dichiara convinto che il vero problema dell’inefficienza del Parlamento è «una legge elettorale pessima, e anche questo è merito di Berlusconi». E Fassino controreplica agli alleati minori dicendo che «adesso non è più tempo delle mosse tattiche».

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