Leggi il settimanale

Il Pdl accelera sul processo breve Via alle riforme col sì dei finiani

RomaTra un fumante pasticcio di melanzane e una tagliata di carne, a Palazzo Grazioli si stabilisce la strategia sulla giustizia della maggioranza.
Erano in venticinque ieri, alla colazione in cui il premier Silvio Berlusconi è tornato tra i suoi per fare il punto sui provvedimenti già presentati in parlamento e quelli in itinere. E dare il via alla fase operativa, che deve portare presto a risultati concreti.
Clima buono, coalizione compatta (anche con i finiani), assicurano tutti all’uscita su via del Plebiscito, dopo due ore e mezzo di incontro. L’agenda ora è precisa.
Primo: si va avanti sul processo breve (non più così breve), radicalmente riveduto e corretto per superare obiezioni di costituzionalità e per limitare la platea dei processi che cadrebbero sotto la mannaia dell’estinzione, con un maxiemendamento che sarà presentato oggi dal relatore Giuseppe Valentino nell’aula del Senato e su legittimo impedimento, legge-ponte che sarà votata in Commissione alla Camera domani o giovedì e arriverà di fronte all’assemblea il 25 gennaio.
Secondo: per ora si tiene nel cassetto il lodo Alfano costituzionale, nella speranza che proceda il cosiddetto lodo del pd Morando, con la proposta bipartisan Chiaromonte-Compagna di una nuova e larga immunità parlamentare.
Terzo: tutto questo va inquadrato nelle riforme costituzionali sulla giustizia, dalla separazione delle carriere tra giudici e pm, al nuovo Csm con sezione disciplinare autonoma. I provvedimenti saranno definiti in una serie di incontri nella coalizione, che fisseranno parallelamente anche il testo base sulle forme di stato e di governo. E si andrà avanti anche con le intercettazione e con la riforma del processo penale.
Nella grande sala di Palazzo Grazioli è il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, a disegnare questo piano che invita al confronto il centrosinistra. Le modifiche presentate al ddl sul processo breve accolgono «quasi tutti i suggerimenti dell’opposizione», sottolinea Gaetano Quagliariello. Inoltre, c’è la prospettiva di un’ampia riforma costituzionale, possibilmente condivisa, preceduta da leggi preparatorie.
«Abbiamo deciso - spiega poi il Guardasigilli- di andare avanti per una grande riforma della giustizia, che sottoporremo al libero dibattito parlamentare. I lavori avranno tempi rapidi soprattutto sui quelli già calendarizzati, come processo breve e legittimo impedimento, che per noi riguardano il diritto a governare». Le reazioni della minoranza, in particolare le critiche del Pd, in verità non fanno ben sperare. Ma Pdl e Lega in questo caso andranno avanti da soli. «Ci assumiamo il peso - dice il capogruppo pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto - dell’approvazione di alcuni provvedimenti di civiltà giuridica, anche sul filo della bozza Violante. E ci auguriamo ci sia il concorso dell’opposizione. Nel caso non avvenga, avvieremo il processo quando il ministro Alfano e i gruppi parlamentari presenteranno le loro proposte».
L’altro intervento clou del vertice è quello del relatore del ddl sul processo breve, Valentino (ex An vicino a Fini). Spiega come cambierà il provvedimento, che probabilmente sarà il primo a essere approvato, forse in settimana come dice Filippo Berselli. Quello che ottiene il via libera è un maxiemendamento in cinque punti, concordato con il governo. I tempi massimi per i processi vengono distinti per tre fasce. Quelli che riguardano reati sotto i 10 anni, prima indicati in 2 anni per ogni grado di giudizio, salgono a 3 anni per il primo, diventano 2 per il secondo e 1 e mezzo per il terzo, più un anno per ogni grado successivo ad un eventuale annullamento con rinvio a giudizio della Cassazione. I processi per i reati più gravi non saranno a rischio estinzione se non rispetteranno i tetti massimi, ma i termini serviranno solo ai fini dei risarcimenti per eccessiva durata (legge Pinto). Sopra i 10 anni: 4 anni per il primo grado, 2 per il secondo e 1 e mezzo per il terzo. Per quelli di mafia e terrorismo si potrà arrivare a 5 anni, 3 e 2, ma il giudice potrà prorogare i termini di un terzo nel caso di processi più complessi. La norma transitoria per l’applicazione ai processi in corso riguarda solo quelli per reati «indultabili», precedenti al maggio 2006, con pene sotto i 10 anni.
Le priorità sono dunque processo breve e legittimo impedimento.

«Poi - spiega Quagliariello - decideremo se completare il quadro giuridico con l’immunità parlamentare sulla base della proposta Chiaromonte-Compagna, oppure se procedere con un lodo Alfano bis. Dipenderà anche dal confronto con l’opposizione».

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica