«Una testa un voto». È uno slogan, ma è anche la sostanza politica di una proposta per eleggere i vertici del Pdl ai congressi che si celebreranno alla fine dell’autunno. «Una testa un voto» significa che gli iscritti peseranno tanto quanto i parlamentari, i consiglieri, insomma gli eletti. L’ipotesi, caldeggiata da un nutrito gruppetto del Pdl, ha tra gli obiettivi quello di incoraggiare il tesseramento. L’idea di essere equiparato a un parlamentare suona incoraggiante per un sostenitore del Popolo della libertà che voglia prendere la tessera e partecipare così alla democrazia interna del partito.
I primi congressi si svolgeranno con ogni probabilità tra l’ultima settimana di novembre e la prima di dicembre. «Una testa un voto» sarà una delle questioni all’ordine del giorno della riunione del “tavolo delle regole” voluto dal segretario nazionale del Pdl, Angelino Alfano, proprio per stabilire norme e regolamenti per i congressi. Negli stessi giorni, venerdì 30 settembre e sabato primo ottobre, si riunirà l’assemblea regionale degli iscritti al Pdl. E sabato prossimo è atteso a Milano lo stesso Angelino Alfano per illustrare le regole alla base e agli eletti del Popolo della libertà.
«Una testa un voto» è l’aspirazione di molti. Naturalmente resta forte anche la filosofia opposta, quella che dice «i voti non si contano ma si pesano» e a maggior ragione i voti degli iscritti al Pdl, per cui l’opinione di un eletto vale più di quella di un semplice iscritto. In questo modo, però, più della metà dei segretari - ragionano i fan di «una testa un voto» - sarebbero scelti dai nominati.
Altro tema interessante è il costo della tessera del Pdl. La decisione, come è noto, è caduta su un prezzo “popolare”, alla portata di tutte le tasche. È confermata l’ipotesi di far pagare la tessera dieci euro agli iscritti “semplici”, quelli che si accontentano di un elettorato passivo, cioè di votare per scegliere il segretario. Tariffa diversa, invece, per gli iscritti che hanno intenzione di candidarsi ai congressi: in questo caso la tessera costerà cinquanta euro. Prezzo più alto ma ancora alla portata di tutti gli aspiranti politici.
Il candidato segretario si presenterà con un listino bloccato di quindici persone che lo sostengono. Questo sistema favorisce un accordo prima del voto, perché è probabile che il candidato cercherà di assicurarsi il consenso di tutte le anime del partito. Il voto sarà comunque necessario, anche se l’accordo politico venisse trovato prima del congresso.
A Milano il direttivo provinciale dovrebbe essere composto da trenta persone: in questo modo quindici arriveranno dal listino del segretario e gli altri quindici garantiranno una rappresentanza anche a coloro che decidono di correre in proprio, senza alleanze.
Tra i nomi dei possibili candidati segretari circolano quelli di Alessandro Colucci o Stefano Maullu per il provinciale e di Andrea Mascaretti per la segreteria cittadina. Il partito in Lombardia è sostanzialmente diviso in due grandi blocchi: da una parte Roberto Formigoni e l’area ciellina, insieme a Guido Podestà e ai colucciani, cui dovrebbe saldarsi anche l’ex Alleanza nazionale. Dall’altra parte il segretario regionale del Pdl, Mario Mantovani, e i ministri lombardi, ciascuno dei quali è forte in una particolare provincia.
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