RomaSul provvedimento intercettazioni, che lunedì verrà ulteriormente discusso in commissione al Senato, cè lunanimità. Per ora di critiche. Con motivazioni e sfumature differenti, la bocciatura è arrivata da tutti o quasi. Persino Washington, attraverso il sottosegretario al dipartimento di Giustizia Usa Lanny A. Brauer, ha detto la sua; salvo poi correre a precisare che «Non spetta a me entrare nel merito di decisioni politiche o giudiziarie riguardanti lItalia», onde evitare un incidente diplomatico. Tuttavia i mugugni restano tanti: dei giornalisti, degli editori, della sinistra, del popolo-viola, di Montezemolo, dei sindacati, di Sky, dei giudici, dei finiani e chi più ne ha più ne metta.
Che farà dunque il Pdl? Il relatore del ddl, il senatore Roberto Centaro, prende tempo e difende il testo, già mitigato per quanto riguarda le pene per i giornalisti in caso di pubblicazione di atti di uninchiesta. Lo stesso Centaro ieri ha fatto il punto con il presidente del Consiglio Berlusconi e poi ha assicurato che non ci saranno rallentamenti per quanto riguarda liter: commissione convocata alle 21.15, discussione a oltranza, e poi voto in Aula. Mistero se il testo della discordia possa cambiare oppure no perché se da una parte Centaro dichiara che il provvedimento «credo debba restare comè», dallaltra il presidente della commissione Giustizia Filippo Berselli assicura: «Discuteremo di tutto, non ci sono forzature». E ancora: «Prevedo novità sia in Commissione che in Aula». È ancora presto per sapere se lo stesso governo abbia intenzione di fare un maxiemendamento per limare qualche parte e/o porre la fiducia. Di fatto, in questo momento, pare che qualche suggerimento stia arrivando dal Quirinale.
Nel merito, il Guardasigilli Angelino Alfano ha cercato di smontare la montagna di critiche piombate sul ddl: «Troppe cose tra quelle che vengono annunciate, dette o temute, non corrispondono al testo del provvedimento in esame. Ecco perché occorre ripristinare la verità sugli effettivi contenuti del ddl». Poi è passato allanalisi del testo: «Non è stata introdotta alcuna limitazione: le intercettazioni potranno essere effettuate per le stesse tipologie di reato per le quali già oggi sono previste» e in particolare «non è stata prevista alcuna restrizione per i reati di mafia e terrorismo». Sui limiti di tempo allutilizzo di uno strumento fondamentale per le indagini, poi «quello dei 75 giorni è valido solo per reati ordinari e non è continuativo. Per cui sarà possibile intercettare i soggetti indagati anche in momenti e periodi differenti, in relazione alle scelte investigative del Pm».
Anche sulla spinosa questione della pubblicazione di atti di indagine, che ha fatto gridare al «testo-bavaglio», Alfano ha spiegato: «Resta garantito il diritto alla pubblicazione di notizie di indagine ma, a garanzia del corretto svolgimento delle indagini, non sarà possibile pubblicare atti o parte di essi, fino alla conclusione dellindagine preliminare». Norma tesa a evitare la gogna mediatica ma che di fatto limita la possibilità da parte dei cittadini di conoscere nel dettaglio le ipotesi di reato su cui stanno lavorando i magistrati.
Una difesa che non convince lopposizione che ha già promesso battaglia: «Siamo pronti allostruzionismo», ha giurato il segretario del Pd Bersani. Mentre Di Pietro arriva a minacciare: «LIdv continuerà ad alzare le barricate e leggeremo le intercettazioni nelle aule del Parlamento».
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