Nessuna visita del presidente del Consiglio italiano ha avuto un rilievo in Vaticano come quello ottenuto da Silvio Berlusconi. LOsservatore Romano ha riportato lintervista a Radio Vaticana in cui Berlusconi ha delineato il programma del governo, che ha esposto al Papa come a qualcuno titolato ad ascoltarlo. Il Papa ha comunicato al presidente del Consiglio i problemi che interessano oggi la Chiesa italiana nei confronti della società e dello Stato. Si domanderà se così, con questa intimità istituzionale e politica, tra il Vaticano e Palazzo Chigi il Tevere sia stato fatto più stretto o più largo. Ma il fiume è rimasto dovera, è lItalia che si è fatta più stretta. Lemergenza in Italia, evocata in Europa e in America e resa evidente dal caso napoletano, si è imposta ai rapporti anche tra Chiesa e Stato come si era imposta ai partiti e allelettorato.
E, nei momenti in cui il sistema Paese deborda, Chiesa e Stato sono chiamati a collaborare per garantire lunità morale del Paese. Ma lemergenza si era imposta prima a livello di quei grandi partiti che avevano deciso di instaurare un bipartitismo allitaliana, con due grandi partiti capaci di definire le regole dello Stato e della politica. Il Papa ha ratificato questo clima, lo ha dichiarato ai vescovi italiani, lo ha accentuato ora nel rilievo dato al dialogo con il presidente del Consiglio.
Berlusconi ha avuto un merito particolare: quello di aver reso attuale un concetto di laicità che la Chiesa cattolica può accettare. Citiamo le sue parole: «La Chiesa ha tutto il diritto di esprimere una valutazione e lo Stato - lo Stato laico - poi esprimerà un suo giudizio e potrà servirsi e seguire queste valutazioni nella sua azione politica». Questa è la laicità non laicista in cui i cattolici si possono riconoscere: la Chiesa ha libertà di parola e di proposta e ha diritto che il suo intervento sia considerato non come una prevaricazione ma come un contributo, non più delle altre proposte ma come le altre proposte.
La posizione laicista è diversa, considera lo Stato e la Chiesa come due entità contrapposte e quindi vede lintervento ecclesiastico in materia politica una violazione dello spazio pubblico e, nellaccettazione di esso, una distorsione dello Stato, una perdita della sua essenza ideale. La concezione laicista considera lo Stato una forma spirituale totale che non può accettare contributi esterni senza perdere la sua sovranità. Ma non è più così nel mondo. Lo Stato totale è finito e sono finite le ideologie che lo fondavano.
Prima di Silvio Berlusconi, la politica italiana aveva due posizioni, quella laicista e quella confessionale. La prima Repubblica si è governata in questa forma. E ci è voluto il carisma di Berlusconi per creare a destra uno schieramento laico e non laicista, che ha condotto allaccettazione della democrazia e della nazione forze che avevano avuto tratti neopagani come Lega ed Msi.
È per questo che il centrodestra ha potuto esprimere meglio della sinistra proprio quel tema della convergenza e della collaborazione che il Pd ha finito per accettare, nonostante le frange dei radicali, di Di Pietro e della sinistra antagonista, annullata sul piano parlamentare ma politicamente presente nel Paese. Berlusconi ha ascoltato il Papa e i suoi orientamenti non come ordini né come proposte, ma come posizioni della Chiesa che si possono accettare e respingere, ma, se è possibile, è meglio accettare che respingere. E il Papa ha ascoltato il programma di Berlusconi, senza evidentemente farlo proprio, ma certamente è interessato a esso. Per questo il Tevere rimane come prima. Il fiume esprime, scorrendo tra Vaticano e Palazzo Chigi, una differenza e ununione: le sue acque originarie creano due Roma e una sola Roma, contemplano differenza di principio e ununità di fatto.
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è divenuto lespressione di questo clima, che è in grado di affrontare lemergenza Italia nel momento in cui è in crisi il controllo del territorio da parte dello Stato. LItalia esiste, Palazzo Chigi e il Vaticano lo hanno ricordato assieme.
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