«Pdl, niente spazio per furbi e corrotti»

«Benissimo essere garantisti. Ma anche inflessibili con le mele marce». Viviana Beccalossi, deputata e vice coordinatore regionale del Pdl, sulla questione morale non è disposta a fare sconti.
Onorevole Beccalossi, dice che c’è un allarme?
«Nessun allarme. Ma è giusto tenere alta l’attenzione».
Da dove si comincia?
«A Buccinasco c’è un sindaco con la tessera del Pdl arrestato per corruzione».
Dovrà essere processato.
«Una volta il buongusto voleva che l’interessato si autosospendesse dal partito».
Prima della sentenza?
«Proprio per potersi difendere meglio. E per non trascinare anche tutto il partito nel suo caso personale».
Quindi vuole le dimissioni del sindaco Loris Cereda?
«Al di là di Cereda e del singolo episodio, credo dovrebbe essere un esempio per tutte le altre realtà».
Le diranno che ci sono magistrati che fan politica con le sentenze.
«Non vorrei questa diventasse una scusa per i furbi».
Spieghi.
«Non c’è dubbio che una piccola parte della magistratura perseguiti Silvio Berlusconi. Che abbia messo nel mirino perfino la sua vita privata perché non riescono a cacciarlo col voto».
E allora? Non può valere lo stesso per Cereda?
«Berlusconi è un caso particolare. E non possiamo permettere che con questa scusa qualcuno ne approfitti e infanghi l’immagine del Pdl».
Accusa il partito di lassismo?
«Qualcuno, approfittando di un atteggiamento garantista, vuol fare il furbo. La questione morale non deve mai essere data per scontata».
Lei è vice coordinatore, cosa propone?
«Intanto il coordinatore Mario Mantovani ha deciso di insediare i probiviri. In Lombardia è la prima volta».
Poi?
«I criteri che abbiamo fissato per le nuove candidature, valgano a maggior ragione per chi è già stato eletto».
Quali criteri?
«Niente procedimenti o condanne per reati legati all’onorabilità o alla pubblica amministrazione. Non un incidente stradale, ma corruzione, concussione, ’ndrangheta».
Ma questo non si fa già?
«Forse si fa, ma è importante anche dirlo. Dobbiamo imparare a fare le cose, ma anche a comunicarle».
In Lombardia c’è un rischio ’ndrangheta?
«È chiaro che dove ci sono tante risorse economiche, la minaccia è maggiore. Pensiamo agli appalti per l’Expo».
Ma cosche e mafiosi sono in grado di controllare le preferenze e scegliere i candidati da far vincere?
«Il rischio c’è».
Lei viene da An, le diranno che siete i soliti. Che siete giustizialisti e pronti a innescar polemiche.
«Nessuna polemica. Chiedo solo una giusta mediazione tra garantismo e legalità. Basta nascondersi dietro i guai di Berlusconi per cercare di rimanere impuniti».
Chiedete a Berlusconi di fare il capolista a Milano?
«Credo abbia tante cose da fare. Ma se accettasse, ne saremmo onorati. Molto».
Fini è venuto a Milano per lanciare Palmeri, vi porterà via molti voti?
«Non credo proprio. Piuttosto registro il fatto che ha cambiato idea: non fa più l’arbitro, ma si schiera con Rutelli e Casini, due che stanno all’opposizione, per lanciare Palmeri, uno che si candida contro il Pdl e Letizia Moratti».
È cominciata la campagna elettorale.
«E mi chiedo cosa ci facesse lì Gabriele Albertini.

L’ultima volta l’avevo visto in viale Monza nella sede del partito al tavolo per organizzare la campagna elettorale del Pdl e delle Moratti».
Ha detto che è andato ad ascoltare.
«Non capisco cosa ci fosse da ascoltare da Casini e da Fini. Albertini sta col Pdl o con Fini?»
Glielo chieda.
«Glielo chiederò presto. Molto presto».

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