Pdl, resa dei conti tra Mantovani e Podestà

Tra i due le comunicazioni sono interrotte. Almeno quelle telefoniche, perché sui giornali, invece, lo scontro è senza esclusione di colpi. E si trasferisce alle due anime del partito, ormai ben più che ai ferri corti. «Guido Podestà? Certo che l’ho chiamato - assicura il coordinatore regionale del Pdl Mario Mantovani - Ma non mi ha risposto...». E oggi sarà il coordinatore nazionale Ignazio La Russa a tentar di far parlare i due. Prima di un vertice del partito convocato in serata per tentare di rimettere insieme i cocci di uno scontro che alcuni definiscono «solo personale», altri «il sintomo di un pericoloso sbandamento dopo la legnata elettorale».
Un regolamento di conti partito con il duro comunicato del presidente della Provincia, ed ex coordinatore regionale, alla richiesta di Mantovani che vorrebbe discutere all’interno del partito anche le nomine dei rappresentanti degli enti istituzionali nelle società. «In molti di noi c’è grandissima irritazione per un’uscita davvero improvvida di Mantovani e Beccalossi - il marchio di uno che nel partito conta davvero -. Uno sputtanamento generale che non sta né in cielo né in terra». Così come «c’è stata un’eccessiva influenza di Roma nella scelta dei candidati, chi potrà essere un bravo sindaco lo sanno quelli che lavorano sul territorio, lì si occupino di altre nomine, quelle nazionali».
Ma a bruciare ora è anche la lettera firmata da consiglieri e assessori provinciali. Con l’accusa a Mantovani di non averli coinvolti nell’ultima campagna elettorale. E la richiesta di «analizzare serenamente e approfonditamente le ragioni politiche di un rovescio elettorale senza precedenti nelle città simbolo del centrodestra». Sullo sfondo, l’invito a «celebrare congressi e scegliere i candidati a ricoprire incarichi istituzionali e di partito, attraverso il meccanismo delle elezioni primarie». Un invito rispedito da Mantovani al mittente. «Consiglieri e assessori provinciali - replica - si devono rivolgere al coordinatore provinciale. Io mi occupo della regione e parlerò con lui quando mi presenterà il problema». E comunque «io la lettera non l’ho nemmeno ricevuta e mi sembra una scorrettezza doverla leggere sui giornali, non certo il luogo più idoneo per discutere dei problemi del partito. Usiamoli piuttosto per lanciare proposte costruttive, per dimostrare che abbiamo capito quello che gli elettori ci hanno voluto dire». Ma con il dirigente di prima che conferma la necessità di «elezione diretta del coordinatore regionale così come chiesto da Ignazio La Russa e auspicato anche dal presidente Silvio Berlusconi». Perché «l’unica medicina ora e una più diffusa democrazia interna».
Ma l’ala più vicina a Podestà ha ormai puntato il coordinatore regionale. «Si dice che è un attacco alla persona, ma non è così - assicura l’assessore Fabio Altitonante - Questa non è una guerra, è la base che chiede un cambio di rotta. Semplicemente c’è voglia di rilanciare il Pdl e questo coordinatore non è la persona giusta. Ci vogliono primarie, congressi, scelte dal basso». Il dito si punta anche sui toni e soprattutto sulle ultime candidature. «La soluzione ora è definire un organismo che traghetti il partito verso i congressi». Frena Giulio Gallera. «L’unica cosa da auspicare - spiega il capogruppo a Palazzo Marino - è una nuova unità. Solo lavorando tutti insieme e uscendo dai personalismi si può contrastare una sinistra che a Milano ha vinto, ma è già in crisi». Lo scontro? «È autolesionismo».

La lettera partita dalla Provincia? «Era una bella lettera - smorza i toni l’assessore Cristina Stancari -. Nessun intrigo, tanto è vero che è stata mandata sia a Mantovani sia a Berlusconi. E poi è una linea sposata anche da La Russa».

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