Il Pdl riparte da uno: manca un leader da proporre ai cittadini

(...) Le critiche rivolte a Pierluigi Vinai e le controrepliche di chi lo ha difeso, hanno comunque dimostrato che il candidato sindaco ha scontato la sua popolarità praticamente nulla. Perché il partito è arrivato, per l’ennesima volta, a due mesi dal voto per scegliere il proprio campione. Non senza indecisioni letali, figuracce e sgambetti incrociati tra le varie anime interne.
Gianni Barci, eletto per acclamazione coordinatore metropolitano del partito, si è trovato a fare di fretta. Ora un’idea precisa ce l’ha. E intende lanciarla già nel corso del consiglio direttivo di giovedì prossimo.
«Dobbiamo individuare già adesso un leader per le prossime elezioni. Iniziare già a lavorare con lui e su di lui. Presentarlo ai cittadini».
Si è sempre detto: prima i programmi, poi i nomi...
«Appunto. Intanto è stato premiato Marco Doria che non dice una parola e neppure risponde alle domande. Poi Enrico Musso, volto già noto che molti credono ancora rappresenti il Pdl, poi ci sono i grillini».
Vincono gli slogan. Pochi concetti e tanto appeal?
«Diciamolo chiaramente: al Pdl è mancato soprattutto Silvio Berlusconi. Finora ha fatto lui da catalizzatore di voti. Ora che ha fatto mezzo passo indietro abbiamo scoperto le magagne di un partito non strutturato».
Ma qui parliamo di vertice. Ma si dovrebbe rifondare partendo dalla base? È quello che la gente chiede: entrare nel partito.
«Questa storia è vera in parte. Perché noi ci siamo aperti ai contributi della gente. Ma per riempire le liste abbiamo faticato. Per trovare persone disponibili per i banchetti, ancora di più. Tutti parlano, ma la faccia e l’impegno ce lo mettono in pochi. A criticare sono capaci tutti».
In questo momento in cui il governo Monti sta facendo danni a tutti, è dura spiegare perché il Pdl lo sostiene.
«Lo abbiamo già fatto presente tante volte ai vertici. Soprattutto per una città come Genova, con tanti anziani, senza risorse, senza imprenditori che vengono a investire, con un reddito sempre più basso, la politica del governo è ancora più pesante».
Con Berlusconi c’era fiducia in un leader che dava risposte alternative.
«E per questo, guardando a noi, abbiamo bisogno di individuare subito una persona da cui ripartire. Qui in Liguria, già per le regionali del 2015».
Un nuovo Biasotti?
«Quello di Biasotti era, insieme ad altri, uno dei nomi che avevamo individuato all’inizio e che avrebbero potuto fare i candidati.

Poi però sono stati fatti e proposti altri nomi, ma siamo arrivati tardi. Non possiamo più arrivare in queste condizioni. Serve un leader nuovo per Genova e la Liguria. Da subito, al massimo entro la fine di quest’anno».

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