Il Pdl scommette sui cattolici Nasce l’asse Formigoni-Alfano

Milano Un appello ai cattolici impegnati in politica. Chi crede nei valori dell’uomo e della sussidiarietà, «deve sentire anche l’urgenza di mettersi insieme». Una casa comune «idealmente c’è già, il Partito popolare europeo, vogliamo lanciare l’idea di una prospettiva unitaria in Italia legata al Ppe». Parla al plurale il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni al convegno «I cristiani nel Pdl» promosso ieri a Milano da Rete Italia, l’associazione politica che ha fondato con il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi e il deputato Ue Mario Mauro, come lui di area Cl. In prima fila ci sono i ministri Angelino Alfano, Raffaele Fitto, il coordinatore dei Popolari di Italia Domani, Saverio Romano. La squadra è fatta, parte la campagna acquisti dei cattolici e moderati e ha due leader: Formigoni al Nord, Alfano nel Mezzogiorno. La parola d’ordine è serrare i ranghi, riaffermare e difendere i valori cristiani.
«Abbiamo scelto il Pdl e continuiamo a scegliere il Pdl», questo «non vuol dire che dobbiamo essere d’accordo su tutto quello che fanno i nostri leader - puntualizza Formigoni - ma sappiamo ben distinguere la caducità di comportamenti, che possono non essere condivisi, e chi in politica vuole difendere i valori fondamentali». Formigoni ricorda con orgoglio quando Silvio Berlusconi «di fronte al caso Englaro ha detto che c’era una vita che non poteva essere messa in discussione» o «le prese di posizione nel referendum sulla legge 40». Ecco «uno dei motivi per cui non potremmo mai andare a militare nel partito di Gianfranco Fini il cui obiettivo è distruggere la maggioranza di governo a cui aveva liberamente concorso schierandosi sul versante opposto delle nostre convinzioni». Stando così le cose, aggiunge, «non potremmo neanche lontanamente pensare di allearci con quelli che intendono allearsi con lui». Un avvertimento (o ultima chiamata?) a Pier Ferdinando Casini: «Cosa vai a fare con Fini e altra gente che c’entra poco con i cattolici?». Un «no» ai «tentativi terzopolisti» lanciati da Luca Cordero di Montezemolo e Massimo Cacciari («Non c’è spazio, comunque si configuri»). E non risparmia una serie di affondi alla Lega: «Alleati sempre, omologati mai». Perché «il nostro federalismo è diverso», perché «noi crediamo in un mix di pubblico e privato, il Carroccio troppo spesso crede in un tutto pubblico governato da loro». E «quante alleanze Lega-Pd si stanno manifestando». Un riferimento a quella liason tra teorici del «tutto pubblico» che si manifesta sempre più spesso nelle amministrazioni locali. Il Pdl «è nato in fretta, adesso se dovremo fondare un nuovo partito - puntualizza Formigoni - bisognerà che il punto della cultura sia messo con chiarezza. Dobbiamo essere più chiari nel rapporto con la Lega».
Un esempio su tutti, il federalismo: «Crediamo nell’autonomia locale che è diversa dal localismo, e ci interessa che ci sia più potere non per i governi territoriali, ma per le persone, le imprese, le famiglie». Non parla dei distinguo sull’immigrazione, ma sono immaginabili. Nel Pdl «c’è spazio per i valori della sussidiarietà, degli aiuti concreti alla famiglia, per la difesa della vita. Sono la nostra bandiera». La scelta di Fini? «Inaccettabile anche dal punto di vista del riferimento ai valori dell’area cristiana».
Gli fa eco Alfano, nel suo intervento sostiene che «la vita qualcuno ce la dà e qualcuno ce la toglie. Non ci vogliono più leggi, ma un arretramento del legislatore».

E il manifesto prosegue con la «famiglia descritta dalla Costituzione repubblicana e dal codice civile» fatta «da un uomo e da una donna che si sposano e che hanno il naturale desiderio alla procreazione. Ecco perché siamo contro la famiglia di fatto e siamo per la vita».

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