Il Pdl è senza pace: ora esplode il caso Scajola

L’ex ministro punta ai vertici del partito. Mentre nella corsa a un posto di governo sono in prima fila i Responsabili, da Calearo a Misiti, da Cesario a Scilipoti. La Lega nicchia su Romano all’Agricoltura. Ma il premier prende tempo perché aspetta nuovi arrivi nel centrodestra

Il Pdl è senza pace: ora esplode il caso Scajola

Roma - «Tappato un buco se ne apre subito un altro, roba da mat­ti», si sfoga un anonimo parla­mentare del Pdl. Il riferimento è al caso Scajola, ex ministro risor­to che in queste ore ha dato fiato alle sue doglianze. «Critiche in parte condivisibili ma il disegno di Scajola è un altro».Di fatto l’ex titolare dello Sviluppo economi­co, finito nel freezer per oltre un anno per la nota vicenda della ca­sa vista Colosseo, freme per tor­nare in campo. Vorrebbe farlo con un ruolo di primo piano nel governo o, più probabile, nel par­tito. Anche la minaccia di costitu­ire dei gruppi autonomi è consi­derata dai più una sorta di arma spuntata.«Per fare che?Per vota­re contro il governo? », si doman­dano scettici nella maggioranza. Un’ipotesi, quella dei gruppi, che non convince nessuno. Cer­to, il dibattito nel Pdl è carente e questo sembra essere l’unico modo per farsi sentire. Dopo i re­c­enti summit tra Scajola e Berlu­sconi, i due torneranno a incon­trarsi oggi per mettere sul tavolo i problemi più spinosi: governo e partito. Temi affrontati ieri sera da Berlusconi in un summit riser­vatissimo con i big del Pdl. Nessuno, comunque, scom­mette che tra i due sarà scontro anche perché «alla fine non suc­cederà nulla: Verdini non si toc­ca, La Russa non si tocca, Cicchit­to non si tocca, Gasparri men che meno». E Bondi?. I rumors di Transatlantico dicono che il potente politico di Imperia si ve­drebbe bene proprio al posto del triumviro Pdl, nella cogestione del partito. In alternativa, Scajo­la potrebbe affiancare i tre coor­dinatori nell’organizzazione del­la macchina del partito in vista delle prossime amministrative. Meno probabile un suo reingres­so nella squadra di governo. An­che perché - ci si chiede - dove? Al ministero che fu suo ora c’è Pa­olo Romani mentre per le altre caselle libere c’è la fila dei papabi­li. L’allargamento della maggio­ranza, infatti, ha creato appetiti che potrebbero rimanere insod­­disfatti. Sullo sfondo una consi­derazione: «Perché premiare chi ci ha soccorso tradendo i pro­pri partiti e non chi è rimasto sempre fedele?». Il ragionamen­to fila anche se le aspettative dei responsabili restano quelle di sempre. Al ministero dell’Agri­coltura, per esempio, da tempo in pole è l’ex udc Saverio Roma­no, fresco di richiesta di archivia­zione dalla procura di Palermo. Sulla sua nomina, tuttavia, pesa ancora il veto della Lega che, in un ministero così strategico per quote latte e dintorni, vedrebbe bene il senatore Bricolo.Poi c’è il leader dell’Alleanza di centro Francesco Pionati, dato come possibile portavoce del premier al posto di Bonaiuti- qualora an­dasse al ministero della Cultura al posto di Bondi- ma anche pos­sibile viceministro allo Sviluppo economico. Probabile premio anche per Anna Maria Bernini, che il premier tiene in grande considerazione, papabile sotto­segretario alle Attività produtti­ve. Scaldano i motori anche l’ex Pd ed ex Api Massimo Calearo (per lui forse il posto di Urso co­me viceministro allo Sviluppo economico con delega al Com­mercio estero) e l’ex Mpa Aure­lio Misiti (sottosegretario ai Tra­sporti). E poi Antonio Razzi, ex di­pietrista, deluso che il posto di se­gretario di pres­idenza di Monte­citorio sia stato assegnato al colle­ga ex Udc Michele Pisacane. Un altro sottosegretariato spetter­eb­be a Nello Musumeci, uomo del­l­a Destra di Francesco Storace. E poi i finiani. Andrebbero premia­ti anche Catia Polidori e Silvano Moffa che il 14 dicembre si sfila­rono dal Fli evitando di staccare la spina al governo. Ma chiedo­no spazio anche Luciano Sardel­li, presidente di Noi Sud; Bruno Cesario, ex Api, e Domenico Scili­poti, ex Idv. Il Cavaliere vorrebbe accon­tentare tutti ma è possibile che i giochi rimangano ancora aperti perché l’operazione «allarga­mento della maggioranza» non è conclusa. Dovrebbero arrivare ancora un paio di parlamentari dalle opposizioni, dal Pd e dal Fli.

Quindi meglio non giocarsi subito posti che potrebbero fare da calamita. Di nomi non se ne vogliono fare per non «bruciare» l’operazione.Ma sui tempi qual­cosa si dice: «Quando? Prima del voto sul conflitto d’attribuzione per il caso Ruby»,giura un anoni­mo pidiellino.

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