Pdl, dopo lo strappo parte la conta dei veri amici di Fini

Per ora i fedelissimi sono tre. Il senatore Giuseppe Valditara, l’eurodeputato di lungo corso Cristiana Muscardini e l’ex deputato e oggi assessore comunale Gianpaolo Landi di Chiavenna. «Quanto conta Fini in Lombardia? Oggi conta pochissimo, praticamente zero. Ma in futuro potrebbe contare molto di più». Una percentuale? «Il dieci per cento». Del Pdl? «Ovvio, del Pdl. Quindi due o tre punti in tutto». Chiede l’anonimato un ex colonnello lombardo di An, oggi pdl, per tracciare una mappa del partito dopo lo strappo del presidente della Camera al vertice con Silvio Berlusconi. E nel centrodestra parte la conta. «I gruppi autonomi? Non intercetteranno nessuno o pochissimi tra chi arriva da An. Il vero rischio, invece, è che ad aderire siano gli scontenti dell’anima ex Fi del Pdl». E questo potrebbe succedere già oggi a Palazzo Isimbardi con un consigliere provinciale del Pdl pronto a dar vita a una mini-scissione. Nulla di ufficiale. «Devo prima vedere cosa succede». Ma già il fatto che l’ipotesi venga presa in considerazione in una regione da tempo feudo di Ignazio La Russa, oggi più vicino al premier Berlusconi che a Gianfranco Fini nonostante la storica militanza nell’ultradestra milanese, è significativo.
«Penso che se si va su questa linea - taglia corto Guido Podestà, presidente della Provincia e coordinatore regionale del Pdl - Fini si stacca e l’elettorato prosegue per la sua strada». Sicurezza ostentata che convince ma non placa chi in consiglio non nasconde l’inquietudine. E assicura che in un ipotetico nuovo gruppo finiano potrebbero convergere tre ex di An e addirittura due ex Fi. «Ci sono molti scontenti». E soprattutto freschi di elezione. Consiglieri con il seggio sicuro per i prossimi quattro anni e tentati dalla nuova avventura.
Discorso che non vale per il Comune. Dove fra qualche mese si decidono le candidature e fra un anno si vota. «Siamo frastornati - spiega un consigliere visibilmente emozionato -. In fondo è vero che Fini si è molto allontanato da noi, ma è anche vero che ci ha guidato negli ultimi 25 anni. Questo è uno strappo in famiglia. Pazzesco». Il futuro? «Inutile negarlo. Qui in Comune un po’ d’imbarazzo c’è. Vedremo. Si farà la conta. Il vero problema è che se uno va con Fini, l’anno prossimo i voti dove li prende? Il rischio è che se uno va con Fini, i nostri elettori gli sputino in faccia. A Nord un finiano fa fatica». Ma quanti potrebbero traslocare? «Ci sono parecchi indecisi». Ma qualcuno, velenoso, ricorda che alle ultime elezioni regionali Anastasia Palli, figlia della Muscardini, è riuscita a raccogliere appena 1.134 preferenze. «A Milano città nemmeno 700. Con quelle, l’anno prossimo, non si entra nemmeno in consiglio comunale».
«Sono solo fonti - dice il sindaco Letizia Moratti -. Finché non ci saranno dichiarazioni ufficiali, non mi sento di commentare». Un invito alla ricomposizione arriva da Viviana Beccalossi, deputato ed ex vicepresidente della Regione.

«Mi appello a Fini perché possa trovare una ricomposizione dell’equilibrio con Berlusconi». Una eventuale scissione del Pdl, «che faccio solo fatica a immaginare, mi vedrebbe in un forte imbarazzo, più umano che politico, nei confronti di Fini».

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