Pietro Tatarella, perché si candida al congresso cittadino del Pdl come coordinatore?
«Oggi dobbiamo dimostrare che una lista unitaria non significa avere un partito unito».
Ad appoggiare il suo avversario Giulio Gallera ci sono tutti i big del partito.
«Non mi scandalizzo. Anche perché prima del congresso provinciale l’accordo era su di me».
La candidatura di Guido Podestà ha fatto saltare tutto.
« Scappare oggi dopo che l’accordo non c’è più, sarebbe da codardo».
Si sente un Davide contro Golia?
«Davide poi ha vinto. Forse come i trecento spartani che sono partiti sapendo di perdere, ma hanno dato tutto combattendo. Proprio tutto».
Gallera ha detto che lei è un giovane che ha molto da dare al partito.
«Io gli riconosco grandi capacità per guidarlo».
E allora perché votare un giovane come lei che ha soli 28 anni?
«A Milano veniamo da una sconfitta pesante, serve un grande rinnovamento e non è il caso di affidarsi a uno che è a Palazzo Marino dal ’97».
Gallera dice basta col balletto delle età.
«Lui è di quelli che nel ’94 lasciarono altri partiti per seguire Berlusconi».
Lei, invece, aveva dieci anni.
«Conosco la Prima repubblica solo per sentito dire, sono creatura di Forza Italia».
Sabato parlerà davanti a Berlusconi. Emozionato?
«Sicuramente. Tanto. Ma il confronto fra due storie così diverse come la mia e quella di Gallera, è la vittoria di Berlusconi».
Gallera aprirà nove nuove sedi del Pdl in città.
«Più che aprire sedi, bisogna tornare a dialogare con il mondo dell’associazionismo che ha scelto Pisapia. E oggi già se ne pente. Dobbiamo parlare con commercianti, piccoli imprenditori, artigiani. Riprenderci il nostro elettorato storico».
Per dire cosa?
«Che in Comune di saper fare opposizione dura l’abbiamo dimostrato, ora vogliamo tornare a essere propositivi. E i temi ci sono: bilancio, Pgt, il futuro delle aziende partecipate».
Ruolo delicato, lei non è troppo giovane?
«Ho in mente l’immagine di Angelino Alfano al congresso nazionale che a chi gli dava del cooptato ha mostrato il volantino delle elezioni provinciali. L’orgoglio di un militante».
Lei che volantini mostra?
«Ho avuto la fortuna di partecipare alle regionali 2005, avevo 21 anni. Nel 2006 sono entrato nel consiglio di Zona 7 con 800 preferenze, il più votato del centrodestra. Poi le comunali nel 2011».
Quante preferenze?
«Sono 1.898.
A Milano ha perso la Moratti o il Pdl?
«Credere che abbia perso solo la Moratti è un errore. Noi pensavamo che anche senza parlare agli elettori ci avrebbero votato comunque».