Pecoraro finanzia le discariche Ma solo in Africa

Il titolare dell’Ambiente non si occupa degli impianti in Campania però stanzia 721mila euro per uno vicino a Nairobi, capitale del Kenya

Pecoraro finanzia le discariche Ma solo  in Africa

da Roma

In un anno e mezzo il governo non è riuscito ad aprire le discariche in Campania, ma ha stanziato 721mila euro per la bonifica di una discarica in Kenya, a Nairobi. Un paradosso, ma anche materia d’indagine per la procura di Roma: a piazzale Clodio è stato aperto un fascicolo su presunte tangenti legate a quel progetto, autorizzato dal ministero dell’Ambiente italiano e ora bloccato dal ministro Alfonso Pecoraro Scanio dopo l’apertura dell’inchiesta.
La procura indaga sull’interesse italiano alla discarica di Dandora, l’inferno di rifiuti che avvelena 700mila persone nella baraccopoli di Korogocho, la montagna d’immondizia più alta della capitale africana. Nel mirino delle indagini c’è una società, la Eurafrica, incaricata dal ministero italiano e da quello kenyota di condurre uno studio di fattibilità per chiudere la discarica e spostarla.
Eurafrica ha due sedi: una a Napoli e una a Roma. Amministratore unico è Tiziana Perroni, socio il marito, Bruno Calzia, consigliere economico del ministro per le Politiche Agricole, Paolo De Castro e nel direttivo dell’Ice, l’Istituto italiano del commercio estero.
Per ora, in attesa che la magistratura svolga il suo lavoro, questa è la storia di una scelta, apparentemente strana e apparentemente costosa, del governo italiano, di pensare con più entusiasmo al Kenya che a Napoli nello smaltimento dei rifiuti. Ma anche la storia di un gruppo di frati comboniani che da anni combattono perché quella discarica sia spostata e che hanno voluto vedere chiaro nel progetto italo-kenyota della spazzatura.
Sono i sacerdoti della missione di Nairobi: da loro, da padre Alex Zanotelli (il prete pacifista delle mille battaglie ambientaliste) e padre Daniele Moschetti, è partita la denuncia alla procura. E sul mensile Nigrizia, il cui fondatore è stato proprio Zanotelli, sono stati pubblicati i primi articoli sul business dell’immondizia di Nairobi: «Affare che puzza», è il titolo di un servizio giornalistico del periodico comboniano.
La bozza con la proposta del governo kenyota fu inviata ad aprile al governo italiano, che lo approvò a maggio. Nella proposta di Nairobi si prevedeva un comitato tecnico italo-kenyota e l’assegnazione del progetto per lo studio di fattibilità della discarica alla Eurafrica management and Consulting. Si legge da Nigrizia: «Il ministero mette a disposizione per lo studio di fattibilità 721mila euro. Un’enormità».
Era stato lo stesso Pecoraro Scanio a impegnarsi, in un incontro del 16 novembre del 2006 con il suo omologo kenyota a Nairobi. Il nostro ministro aveva garantito che la discarica di Dandora era una «priorità» per il governo italiano all’interno degli accordi di collaborazione previsti dal protocollo di Kyoto.
Ad agosto del 2007 volò poi a Nairobi il direttore generale del ministero dell’Ambiente, Corrado Clini, per definire l’accordo con le autorità del Kenya. Una delle contestazioni dei comboniani è che il progetto di fattibilità della Eurafrica è sostanzialmente identico a un altro progetto presentato, tre anni prima, da un’altra società, la Jacorossi. E allora perché il ministero dell’Ambiente era pronto a pagare più di 700mila euro per un progetto che era già pronto?
Ma le perplessità non finiscono qui. Eurafrica si sarebbe appoggiata in Kenya a «soggetti - scrive Nigrizia - che a Nairobi si sanno muovere assai bene». È il caso di rappresentanti in zona di società europee legate alla produzione di armi. Per i frati era troppo, e l’hanno scritto alla magistratura.

Pecoraro ha congelato il progetto: «Dal ministero non è uscito un euro», fa sapere il suo portavoce. Nel silenzio generale è stata avviata un’indagine interna al ministero dell’Ambiente. Ma soprattutto il procuratore aggiunto Maria Cordova indaga a Roma. Nel silenzio.

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