Cè il rischio che ci riprovi. Quindi resta in carcere. Don Riccardo Seppia, il sacerdote genovese arrestato il 13 maggio e accusato di tentata violenza sessuale su minore, tentata induzione alla prostituzione minorile e offerta di droga a minori, non potrà lasciare la sua cella. Lo hanno deciso i giudici del tribunale del riesame di Genova che hanno rigettato il ricorso presentato dal suo difensore, lavvocato Paolo Bonanni. Resta in cella anche Emanuele Alfano, il confidente e complice di don Seppia. Lo stesso collegio giudicante ha rigettato anche il ricorso depositato dai legali dellex seminarista, arrestato per induzione alla prostituzione minorile.
Il gip che aveva disposto gli arresti di entrambi li aveva considerati socialmente pericolosi in quanto potenzialmente capaci di reiterare i reati contestati. I giudici hanno accolto la tesi del gip, trattenendoli in carcere. «Si osserva - si legge nellordinanza - che si è qui in presenza di un pericolo di recidiva particolarmente elevato». «Lindagato - sottolinea il riesame - dimostra di non preoccuparsi affatto della sofferenza che la sua condotta può causare nelle vite altrui (è significativo, in proposito, il fatto che pur sapendo di essere sieropositivo dal 2003, nel concordare incontri, richieda che il rapporto sessuale avvenga senza protezione); ne deriva che egli non appare in grado di contenere i propri impulsi più negativi e pericolosi, pur essendo consapevole del danno che da ciò può derivare ad altri».
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