Città del Vaticano - L'umanità attraversa "una crisi che è profonda" e che richiede "cambiamenti profondi, a partire dalle coscienze", una sorta di "esodo", una "conversione spirituale e morale". Lo ha affermato Benedetto XVI nel suo messaggio 'Urbi et orbi' rivolto, alla fine della messa di Pasqua, a tutti i credenti. Il messaggio viene, come di consueto, diffuso in diretta in molti Paesi del mondo. "Il Vangelo - ha detto il Papa - ci ha rivelato il compimento delle antiche figure", "con la sua morte e risurrezione, Gesù Cristo ha liberato l'uomo dalla schiavitù radicale, quella del peccato, e gli ha aperto la strada verso la Terra promessa". Un "esodo - ha spiegato Ratzinger - che avviene prima di tutto dentro l'uomo stesso, e consiste in una nuova nascita nello Spirito santo", una "liberazione integrale, capace di rinnovare ogni dimensione umana, personale e sociale". Per questo, per questa sua capacità di rinnovarsi - ha proseguito il pontefice - "la Chiesa è il popolo dell'esodo, perché continuamente vive il mistero pasquale e diffonde la sua forza rinnovatrice in ogni tempo e in ogni luogo. Anche ai nostri giorni - ha concluso - l'umanità ha bisogno di un 'esodo', non di aggiustamenti superficiali, ma di una conversione spirituale e morale".
La Pasqua "non opera alcuna magia", non guarisce di colpo le angosce della Chiesa, ma apre alla speranza del futuro, ha detto concludendo il messaggio 'Urbi et Orbi'. "Come al di là del Mar Rosso gli ebrei trovarono il deserto, - ha detto - così la Chiesa, dopo la Risurrezione, trova sempre la storia con le sue gioie e le sue speranze, i suoi dolori e le sue angosce. E tuttavia, questa storia è cambiata, è segnata da un'alleanza nuova ed eterna, è realmente aperta al futuro. Per questo, salvati nella speranza - ha concluso - proseguiamo il nostro pellegrinaggio". In un altro passaggio, il pontefice aveva sottolineato che "la Pasqua è la vera salvezza dell'umanità" e che , senza la morte e risurrezione di Cristo, "il destino nostro e del mondo intero sarebbe inevitabilmente la morte". La Pasqua - ha aggiunto - "ha invertito la tendenza: la Risurrezione è una nuova creazione, come un innesto può rigerenerare tutta la pianta". Non leggenda ma "un avvenimento che ha modificato l'orientamento profondo della storia, sbilanciabndola una volta per tutte dalla parte del bene, della vita, del perdono".
La benedizione in 65 lingue Sono sempre di più, 65 invece delle 63 dello scorso anno, le lingue nelle quali papa Benedetto XVI esprime gli auguri di Pasqua ai popoli del mondo. Il primo augurio è stato, come sempre, quello in lingua italiana, l'ultima in latino. Agli auguri dello scorso anno, si sono aggiunti quelli in lingua islandese e kazaka. "Buona Pasqua a voi, uomini e donne di Roma e d'Italia! - ha detto il pontefice in italiano -. Il Signore Risorto benedica le famiglie, i giovani e gli anziani, in particolare i malati e quanti soffrono nel corpo e nello spirito. La sua luce e la sua grazia - ha aggiunto - sostengano i progetti di sviluppo e di bene che l'intera Comunità Nazionale è chiamata ad attuare nella concordia operosa e nella pace". In olandese, ha ringraziato per "i bei fiori, provenienti dai Paesi Bassi, che adornano oggi piazza S.Pietro". Come di consueto, a chi assiste, di persona o in mondovisione, alla benedizione pasquale, viene concessa l'indulgenza plenaria.
"Tutta la Chiesa" è accanto a papa Benedetto XVI, oggetto di attacchi per lo scandalo dei preti pedofili. Lo ha detto il decano del Collegio cardinalizio, cardinal Angelo Sodano, rivolgendo al Papa gli auguri di buona Pasqua e parole di sostegno a nome di tutta la Chiesa. Si tratta di un'aggiunta al protocollo della cerimonia. Mai, in passato, la messa di Pasqua era stata preceduta da un messaggio di augurio al pontefice. "E' con lei il popolo di Dio, che non si lascia impressionare dal 'chiacchiericcio' del momento, dalle prove che talora vengono a colpire la comunità dei credenti".
Pace in Medio Oriente, stop al narcotraffico Una preghiera per la pace in Terra santa, ma anche perché cessino i crimini legati al narcotraffico in America Latina e nei Caraibi è stato lanciato dal Papa nel suo messaggio 'Urbi et orbi', insieme ad un incoraggiamento ai popoli di Haiti e Cile, colpiti dal terremoto, e alla comunità internazionale, perché non faccia mancare loro il suo sostegno. "Chiedo che in Medio Oriente, ed in particolare nella Terra santificata dalla sua morte e risurrezione - ha affermato Benedetto XVI - i Popoli compiano un 'esodo' vero e definitivo dalla guerra e dalla violenza alla pace ed alla concordia". "Per quei Paesi Latino-americani e dei Caraibi che sperimentano una pericolosa recrudescenza dei crimini legati al narcotraffico, la Pasqua di Cristo segni la vittoria della convivenza pacifica e del rispetto per il bene comune". "La diletta popolazione di Haiti, devastata dall'immane tragedia del terremoto, compia il suo 'esodo' dal lutto e dalla disperazione ad una nuova speranza, sostenuta dalla solidarietà internazionale. Gli amati cittadini cileni, prostrati da un'altra grave catastrofe, ma sorretti dalla fede, affrontino con tenacia l'opera di ricostruzione". Il pensiero del Papa è andato anche all'Africa, e in particolare a Congo, Guinea e Nigeria, affinché "si ponga fine ai conflitti che continuano a provocare distruzione e sofferenze e si raggiunga quella pace e quella riconciliazione che sono garanzie di sviluppo". Non poteva mancare un richiamo ai "cristiani che, per la loro fede, soffrono la persecuzione e persino la morte, come in Pakistan" e a quelli d'Iraq, che "conoscono prove e sofferenze".
Economia solidale Alle nazioni del mondo e ai loro governanti, il Papa ha raccomandato, in questo giorno di Pasqua, di favorire ovunque il "dialogo" e la "convivenza serena" e lo sviluppo di una economia solidale. "Ai Paesi afflitti dal terrorismo e dalle discriminazioni sociali o religiose" - ha detto - Dio "conceda la forza di intraprendere percorsi di dialogo e di convivenza serena. Ai responsabili di tutte le Nazioni - ha aggiunto - la Pasqua di Cristo rechi luce e forza, perché l'attività economica e finanziaria sia finalmente impostata secondo criteri di verità, di giustizia e di aiuto fraterno".
Rispetto della vita Nel suo messaggio 'Urbi et Orbi', il papa ha pregato, fra l' altro, perché "la potenza salvifica della risurrezione di Cristo investa tutta l'umanità, affinché essa superi le molteplici e tragiche espressioni di una 'cultura di morte' che tende a diffondersi, per edificare un futuro di amore e di verità, in cui ogni vita umana sia rispettata ed accolta".
"In questa solenne festa di Pasqua la liturgia della Chiesa - ha detto il cardinal Sodano rivolto al pontefice - ci invita ad una santa letizia". "Con questo spirito oggi noi ci stringiamo intorno a Lei, il Successore di Pietro, il vescovo di Roma, la roccia indefettibile della santa Chiesa di Cristo, per cantare con Lei l'Alleluja della fede e della speranza cristiana". "Noi le siamo profondamente grati - ha proseguito - per la fortezza d' animo ed il coraggio apostolico con cui annunzia il Vangelo di Cristo. Noi ammiriamo il Suo grande amore che, con cuore di Padre, fa proprie le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini di oggi, soprattutto dei poveri e di tutti coloro che soffrono". "Oggi, per mezzo mio, tutta la Chiesa desidera dirle in coro: Buona Pasqua, amato Santo Padre! Buona Pasqua, la Chiesa é con lei!". "Pregheremo per lei - ha concluso il porporato - perché il Signore, Buon Pastore, continui a sostenerla nella Sua missione a servizio della Cheisa e del mondo". Ha infine intonato una preghiera: "Buona Pasqua, Padre Santo, Buona Pasqua, dolce Cristo in terra! La Chiesa è con te!".
Betori: "I figli della Chiesa riconoscano il male fatto"
L'arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori prende spunto dalle debolezze dell' apostolo Pietro, per invitare "i figli" della Chiesa a riconoscere le debolezze compiute. "Come Pietro - ha detto monsignor Betori durante la messa pasquale in cattedrale - anche la Chiesa conosce la debolezza dei suoi figli, chiede loro percorsi di riconoscimento oggettivo del male commesso, di pentimento di fronte a chi ne soffre e di conversione". L' arcivescovo ha anche sottolineato che la Chiesa "con pari convinzione non si smarrisce di fronte alle fragilità interne e neppure alle aggressioni esterne".