Un pedofilo travestito da talent scout

MilanoOrmai non aveva più nemmeno bisogno di andare a cercare la prossima preda: gliele portava l’ultima vittima in un giro destinato ad autoalimentarsi all’infinito. Grazie alla promessa di soldi ma soprattutto di un futuro in serie A, in quanto il pedofilo si presentava come talent scout calcistico. Fino a quando uno dei giovanissimi, sconvolto dall’esperienza, ha dovuto andare da una psicologa che, appena capito cosa era successo al piccolo paziente, è corsa a denunciarlo.
Francesco Deni è un ometto insignificante di 41 anni, paffutello e leggermente stempiato. Nato a Cittanova, in provincia di Reggio Calabria, da una decina d’anni vive a Milano. Ha una discreta disponibilità economica, derivante dalla comproprietà di un’impresa edile che gli fornisce una rendita sicura senza aver bisogno di lavoro. Soldi e tempo, che impiega nella sua unica passione: gli adolescenti, belli, giovani e atletici. Vive non lontano dal centro città e questo gli consente di gironzolare tra piazza San Babila e il Duomo in cerca di prede tra gli adolescenti.
La sua carta preferita da giocare è quella del talent scout calcistico. Va in giro a vantarsi di fare l’osservatore per Empoli, Fiorentina, Inter e Milan. Anche se queste società manco sanno che lui esista. Così riesce a sviluppare un certo giro di fanciulli che, in attesa di un provino, molto prosaicamente paga. Il regalo è però destinato non solo a chi va a trovarlo a casa, ma anche a chi gli procaccia nuove avventure. Perché Deni ha la trovata geniale di pagare anche il «procacciatore». Ecco così scattare una sorta di gara a chi gli presenta sempre nuovi amici.
Come dimostrano le intercettazioni in cui i ragazzini si esprimono con grande cinismo: «Ma che te frega, vai a trovarlo, stai lì poco, vedrai che sono soldi ben guadagnati». Che quando era necessario facevano balenare altri: «Guarda che questo è uno che ha amicizie, ha fatto entrare un mio amico nelle giovanili dell’Inter» e si può ben immaginare che sirena sia per una ragazzo la speranza di entrare nel dorato mondo del calcio. Così erano spesso le vittime che, come mosche, si cacciavano volontariamente in bocca al ragno. Non prima di aver passato l’esame preliminare: «Ma come sei? Descriviti, sai a me piacciono i ragazzini con il corpo da atleti».
Ma alla fine qualcuno rimane choccato dall’esperienza, manifesta disturbi nel comportamento e i genitori, senza immaginarne le cause, mandano il figlio dalla psicologa. La terapeuta riesce a farsi raccontare i traumi subiti, «Mi sono fatto fotografare nudo da un uomo» dice il giovanetto e corre in questura. Gli investigatori della squadra mobile diretti da Francesco Messina, svolgono le indagini con mille cautele, tra pedinamenti e intercettazioni. Individuano una ventina di ragazzi tra i 15 e i 18 anni, uno alla volta convocati in ufficio. Sono quasi tutti italiani, ma soprattutto figli di gente per bene: insegnanti, impiegati, operai. Di cui si può facilmente immaginare la reazioni alla scoperta della doppia vita dei figli.

Scattano le manette per Deni, ma l’inchiesta potrebbe non finire qui. Alcuni ragazzi, tre o quattro, potrebbero e loro volta venire denunciati per induzione della prostituzione, proprio per la loro attività di «procacciatori».

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