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Il pegliese che fa le magie per Harry Potter

Il pegliese che fa le magie per Harry Potter

Chissà se i genovesi che hanno già prenotato biglietto, poltrona e pop corn nel cinema sotto casa lo sanno che c'è anche un po' di Genova dietro la magia grafica di «Harry Potter e i Doni della Morte», in uscita nei cinema italiani domani. Gli effetti speciali della prima parte dell'ultimo capitolo della saga «potteriana», nata dalla penna di J.K.Rowling, portano la firma di un ligure doc. Nato a Genova 26 anni fa, cresciuto a Pegli con il mito di Guerre Stellari e laureato al Dams di Imperia, Claudio Bassi è l'unico genovese arruolato nello staff tecnico di David Yates, il regista de «I doni della Morte (Parte1)». Un volo di sola andata per il ragazzo che lavorava in una cooperativa sociale e nel tempo libero «smanettava» con i programmi grafici, studiava alla Sdac, scuola d'arte cinematografica di Genova, sognando prima o poi di fare il botto. E il botto lo ha fatto un anno e mezzo fa quando è partito per Londra, la Mecca europea per chi sogna una carriera nel cinema e soprattutto nel capo degli effetti visivi. Una buona dose di fortuna, ma non solo. «Io e la mia ragazza abbiamo lavorato a Genova per un paio d'anni con lo scopo di mettere via un po’ di soldi necessari prima di partire. Poi, una volta qui, ho collaborato come freelance in qualche spot pubblicitario». Poi la proposta. «Mi è stato offerto un lavoro dalla "Baseblack", che è la ditta che ha curato gli effetti speciali dell'ultimo Harry Potter. Senza sapere nulla del progetto ho accettato a scatola chiusa ed è stata una bella sorpresa», dice Claudio. Un'opportunità unica che a Genova difficilmente sarebbe arrivata. «Ho conosciuto tantissimi ragazzi italiani qui a Londra che lavorano nel mio campo. Lo fanno qui e non in Italia. Anche Roma che è il centro più importante per gli effetti visivi della cinematografia sta decadendo». Colpa di un male tutto italiano, spiega Bassi che spiega come «tra “mafie” e raccomandazioni di infimo livello non è tanto una questione di porte chiuse in faccia quanto di porte che proprio non ci sono. A Genova, dove c'è una nicchia di tanti artisti tutti molto in gamba in questo ramo, è difficile trovare dei progetti adeguati e succede che registi, cineasti e operatori finiscono per accontentarsi.
Lui invece ci ha creduto e c’è riuscito. «In Harry Potter mi sono occupato di compositing, che è l'ultima fase dopo le riprese del film. È il momento in cui si controllano i fotogrammi della pellicola, intervenendo per gli aggiustamenti del caso ed eliminando i difetti che sporcano il film». Ma è anche la fase in cui entrano in scena le vere e proprie «magie», ad esempio il raggio luminoso che si sprigiona dalla bacchetta magica dei protagonisti. Ma lui che deve a Potter e colleghi il suo decollo nell'universo del cinema, è un vero fan del maghetto occhialuto e dei suoi amici? «Ho letto tutti i libri - dice Bassi - ma sono in realtà appassionato di altre saghe, ad esempio Guerre Stellari». Anticipazioni non ne racconta, «vincoli professionali», spiega divertito. Però lui, che il film l'ha già visto in anteprima, sulle impressioni si sbottona un po' di più. «Abbiamo cercato di rispettare al massimo la storia anche se ci sono stati dei tagli, dovuti ad esigenze di copione. Però il risultato è godibile, io mi sono divertito molto a vederlo». Poi si sbilancia su Dobby, l'elfo domestico che appartiene alla famiglia Malfoy, nemica giurata dei protagonisti lasciando immaginare qualche sviluppo inatteso nel corso della pellicola: «Vi posso assicurare che sul ruolo di Dobby ho avuto una certa commozione verso la fine del film». Perché non lo dice, e la trepidazione aumenta. Così come aumenta l'emozione se si parla di progetti futuri. Per ora Bassi si concentra solo sulla realizzazione della seconda parte dell'ultimo capitolo de «I doni della morte».

«Il prossimo appuntamento è per giugno-luglio quando uscirà l'ultimissimo film. Noi siamo già al lavoro su qualche ripresa. Finito questo si vedrà. Spero di rimanere alla Baseblack». E di tornare a Genova? «Per ora non se ne parla. Per tornare più che una magia servirebbe un miracolo».

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