Melbourne - Qualcuno ha sperato che Luca Marin facesse un’opera buona e provasse ad ammorbidire Laure Manaudou con i metodi dell’amore. Niente, non è valsa nemmeno la ragion di patria. Federica, per il vero, aveva già liquidato l’idea: «In acqua non ci sono né fidanzati, né fidanzatini». E così Laure s’è presa titolo e record, mentre Federica Pellegrini si è ritrovata regina per una notte e Cenerentola fino alla prossima puntata. La finale dei 200 stile libero è stata una prova di forza della francese e l’ennesimo sogno sfumato per la nostra. «Ma questo bronzo vale molto più dell’argento dei mondiali 2005».
Federica non è Franziska e si è consolata così. La sua finale è stata la finale dell’altra: lei ha lottato, preso la terza posizione ai 100 metri, si è difesa con la grinta e la disperazione di chi non vuol perdere tutto. Terza stavolta finendo dietro alla tedesca Lurz, ma avanti all’americana Katie Hoff. Terza come una meravigliosa perdente di successo. Non è la prima volta che le capita: ai giochi di Atene e ai mondiali di Montreal. Nel 2005 ancora battuta da una francese (Solenne Figues) che poi si è sperduta negli elenchi dei «chi l’ha visto?». Maledizione o sindrome da finale? Federica ha scacciato i cattivi pensieri, ha cercato faccia da circostanza (soddisfatta, anche se non lo sei). Ha ammesso: «Ero molto eccitata, ma le altre sono andate più forte. Con il mio record stavolta si lottava per il terzo posto». La Pellegrini è andata appena sotto il primato (1’56”97 contro 1’56”47) che la Manaudou ha accartocciato con il suo tempo (1’55”52). Più di una medaglia, resterà il ricordo: quelle ventiquattr’ore vissute meravigliosamente. E il record di un giorno. «Ma comunque rimarrà nella storia. Questo conta».
Rosolino le ha detto: «Insieme, con la nostra stoffa, potremmo fare un figlio campione». Scherzava. Almeno per ora. Lei ci deve aver pensato. Poi ha risposto: «No, sei troppo vecchio per me». Un modo per voltar pagina e mettere a punto il vociferare sulle sue alternative di vita: «Non ho fidanzati, come scrivono. E sto bene così. Non sono mai stata anoressica: però ho accettato di fare un cortometraggio sull’argomento. Ed ora ho convinto mia mamma ad accompagnarmi a fare il piercing».
La solita Pellegrini: bella, brava, non ancora vincente. Meglio si sbrighi o magari studi l’effetto Magnini. Oggi tocca a lui. Tutti contro uno. Il nostro uomo jet difende il titolo, e attacca quello strisciante snobismo che lo circonda. Ieri non ha nuotato benissimo in batteria e in semifinale. «Non stavo bene». Jeson Lezak, l’americano, gli è stato davanti nel tempo. Van den Hoogenband appena dietro. Il sudafricano Schoeman si è classificato con l’ottavo tempo. «Ma io ho nuotato con il secondo tempo della mia carriera. Niente male. Se trovo la condizione che avevo in staffetta, non ce ne sarà per nessuno». Magnini crede nel titolo ed anche nel primato.
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