Gianandrea Zagato
Filippo Penati ha voglia di conquistare quel 28,6 per cento di azioni Serravalle in mano a Marcellino Gavio. Ma gli fanno gola anche i pacchetti in mano agli altri azionisti, comune di Milano escluso. Nessuna sorpresa: il presidente della Provincia non ha mai fatto mistero che vuole essere il numero uno della società autostradale. Così, usa il più classico dei modi: una letterina dai toni garbati e suadenti - dettata nei giorni scorsi alla sua segretaria Claudia - dove fa sapere che Palazzo Isimbardi è pronto allacquisto delle quote. Che, valutazioni di mercato, stimano tra i 6,5 e 7 euro a titolo contro i 4,85 messi sul piatto dallinquilino di via Vivaio.
Iniziativa sgradita a Palazzo Marino, dove ricordano lesistenza di un patto che va rispettato. Patto firmato lo scorso 17 dicembre e reso spesso troppo fragile dalle continue sortite della Provincia e, come ama ricordare lassessore alla Mobilità Giorgio Goggi, dal ruolo imposto al presidente della società autostradale: «Lamministratore delegato Massimo Di Marco ha troppi poteri rispetto al presidente Bruno Tota e questo non era previsto nel patto». Conseguenza: «Se il patto verrà ristabilito bene, altrimenti decideremo i provvedimenti opportuni». Avviso immediatamente recepito dai vertici della Provincia che si dicono pronti a «migliorare il patto», a «renderlo più funzionale».
Ma sul tavolo restano quelle tredici lettere firmate da Penati ad altrettanti soci privati della Serravalle che non aiutano certo a smorzare la tensione. Infatti, la scelta di trattare privatamente le cessioni delle partecipazioni risponde a una chiara strategia: quella di governare la società di Assago neutralizzando il 18,6 per cento delle azioni in mano al sindaco Gabriele Albertini.
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