Penati azzera il consiglio per non andare in Borsa

Sono 11 i consiglieri pronti a dare le dimissioni: svuotando il cda salterebbe la discussione sullo sbarco in piazza Affari

Otto consiglieri d’amministrazione su ventuno della Serravalle hanno già pronta la lettera di dimissioni. Sono quelli in quota alla Provincia di Milano. Altri due rappresentanti di amministrazioni targate centrosinistra hanno dato la pronta disponibilità a lasciare l’incarico. All’appello manca solo un’altra letterina e Filippo Penati conquista il controllo assoluto della società autostradale. Non è impossibile già ora individuare la firma sotto quella lettera visto che le Camere di Commercio hanno risposto picche alla sollecita e informale richiesta arrivata da Palazzo Isimbardi.
«Ormai è chiaro a tutti che Penati non vuole andare a quotare Serravalle» dice Bruno Dapei: «Azzerando il consiglio d’amministrazione prima dell’assemblea dei soci (prevista per lunedì, ndr) ottiene che non si discuta come era invece previsto delle condizioni per accelerare lo sbarco in Borsa». Osservazione del capogruppo azzurro in consiglio provinciale sottoscritta dal collega di Palazzo Marino, Manfredi Palmeri: «La manovra della Provincia dà corpo e sostanza all’asse con Marcellino Gavio, il socio privato tenuto fuori dal consiglio d’amministrazione, che Penati vuole evidentemente riportare nella cabina di regia della società autostradale».
Certezza di chi già denuncia anche le scelte della Provincia sul fronte Pedemontana, «dove l’amministrazione di via Vivaio cede il dieci per cento della Pedemontana spa a BancaIntesa e senza una gara». Altro tema caldo che, ieri, Forza Italia ha affrontato in un incontro informale tra i gruppi consiliari di Comune e Provincia. Appuntamento con calcolatrice alla mano per riverificare «lo spreco con i soldi pubblici per conquistare una maggioranza che Penati già possedeva». Conto con plusvalenza milionaria che ora suggerisce al presidente della Provincia di mettere solo un due per cento (sul 51 in suo possesso) per costituire il minimo del flottante e, quindi, far ricadere l’onere sul Comune di Milano (18,6 la quota detenuta) che non «può però deprezzare ulteriormente il valore delle sue azioni».
Secondo l’advisor Lazard il valore del titolo Serravalle va da un minimo di 4,87 a un massimo di 7,09 euro ovvero tre euro e novantasei centesimi in meno rispetto al prezzo record pagato da Penati a Gavio. E, attenzione, il range del valore massimo - dice Lazard - «è formulato» con l’impegno del management di Serravalle «di garantire il recupero dell’inflazione programmata per il quinquennio 2000-2004 e l’incremento del fattore qualità nel calcolo della variazione tariffaria». Come dire: per offrire un titolo in Borsa a 7.09 euro bisogna aumentare le tariffe autostradali.

Impresa impossibile a Penati su cui, tra l’altro, pende pure il ricorso alla Corte dei Conti firmato da Gabriele Albertini «affinché si valuti» l’esistenza «di elementi di responsabilità amministrativa- patrimoniale» nell’acquisto delle azioni del gruppo Gavio. Ricorso che segue altre violazioni del patto commesse per togliere di mezzo un ingombrante controllore: il Comune di Milano.

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