Gianandrea Zagato
Filippo Penati reclama un poliziotto a ogni angolo della città. Spot sul tema sicurezza, «da cui la sinistra non può stare fuori» dice il presidente della Provincia. Che nellaula di Palazzo Isimbardi non batte ciglio se gli alleati pretendono la smilitarizzazione della polizia provinciale. Politica double-face dellinquilino di via Vivaio che a quella dei muscoli esibiti per sferrare lattacco a Palazzo Marino contrappone quella di falso buonista gradita a Rifondazione.
Scelta che, oggi, obbliga cento e passa agenti non più a occuparsi «dei soliti soggetti ai quali si attribuiscono le responsabilità per i piccoli crimini, cioè gli extracomunitari», secondo la visione del capogruppo provinciale di Rifondazione, Piero Maestri, bensì a verificare la presenza dei guinzagli sui cani che passeggiano allIdroscalo, a presidiare Palazzo Isimbardi, disarmati e senza possibilità «dintervento operativo che richieda atti diversi dalla mera comunicazione dufficio», come recita lordine di servizio.
Quadretto che Penati evita accuratamente di ricordare mentre pretende «lintensificazione della presenza degli agenti sul territorio». Più uniformi anche se a Milano non cè alcun allarme sicurezza, come raccontano non solo i mattinali della questura ma pure i dati semestrali forniti dalla prefettura. Eppure, per il presidente, militarizzare Milano è un toccasana ai problemi della città. Paradossale? Proprio, no. La riprova? La questione rom «con Penati che si traveste da dottor Jekyll e Mister Hyde» rivela il vicesindaco Riccardo De Corato: «Di giorno chiede lespulsione degli irregolari ma di notte mette a disposizione mezzi e funzionari della Provincia per traghettare - come fosse Caronte - i nomadi di Capo Rizzuto in unaltra area sempre di Milano». Denuncia dellatteggiamento di «incoerenza» dellex funzionario dellex Stalingrado dItalia che, laltra notte, «data la forte pioggia» - fa sapere via Vivaio - ha dato ricovero in un pullman parcheggiato su unarea pubblica a 47 nomadi adulti e sei bambini», con tanto di «offerta di asciugamani, coperte e acqua» da parte della Protezione civile della Provincia. Intervento che, chiosa Palazzo Marino, non tiene in debito conto «le strutture di ricovero che i servizi sociali del Comune di Milano avevano messo a disposizione per donne e bambini» e che questi «avevano rifiutato».
Azione notturna che ha «creato sconcerto tra i cittadini di Molino Dorino, appena liberati dellindesiderata presenza di furgoni dellEst che aveva sollevato solo proteste» osserva lassessore alla Sicurezza, Guido Manca: «Anche perché dopo aver rifocillato gli stranieri, Penati li ha mollati sul posto. Senza informare né il Comune né la proprietà dellarea che, ora, ha presentato richiesta di sgombero». «Richiesta» che la proprietà solleva, fa sapere lamministratore delegato, Marco Bianchi, «prima che vengano commessi atti vandalici, ruberie o quantaltro purtroppo indiscutibilmente attribuito alla presenza dei campi nomadi». E mentre De Corato amareggiato «per questa trovata che mette in difficoltà le istituzioni che hanno operato lo sgombero di Capo Rizzuto» preannuncia «la nuova richiesta di allontanare da Molino Dorino questi rom, magari con lausilio del pullman del traghettatore Penati», la Protezione civile di via Barzaghi apre le porte per ospitare uomini, donne e bambini.
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