Gianandrea Zagato
Quando nel giugno del 2004 è arrivato a Palazzo Isimbardi ha fatto una promessa: mai più onorificenze a nani, ballerine e cantanti. Sei mesi dopo la versione provinciale del premio Ambrogino doro la consegnava al Leoncavallo quale «simbolo» sociale e culturale di Milano. Un anno dopo, Filippo Penati, si spinge oltre e assegna quarantadue targhe (di cui sei alla memoria) senza nemmeno consultare la minoranza.
I gruppi provinciali di Forza Italia, Alleanza nazionale, Lega e Udc non sono «mai stati in grado di poter fornire un nome o unespressione su cui poter dibattere con il presidente» afferma lazzurro Bruno Dapei. «E il risultato si vede», chiosa Giovanni De Nicola (An): «Tra i premiati cè Lella Costa sempre pronta a sostenere la sinistra estrema. Cè lassociazione Olinda che organizza la rassegna Appunti partigiani e manifestazioni contro la Bossi-Fini. Cè lassociazione culturale Impronte che, sorpresa, dagli atti si scopre essere nata allinizio del 2005. E, in aggiunta, lIsimbardi finisce pure allassociazione Innovazione che ha come presidente Marco Marsili ovvero il segretario dei Liberaldemocratici che sostengono la campagna della signora Colli. Premio quantomeno sospetto elettoralmente».
Critiche formulate nellaula di via Vivaio che non fermano certo Penati. Che, fascia presidenziale ai fianchi, lunedì prossimo assegnerà quello che una volta era considerato un premio assai ambito e che, oggi, sta diventando solo un autogol per la Provincia, per Penati e per la sinistra.
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