Penati, sì al Cerba di Veronesi e in Provincia si sfiora la crisi

(...) e che, traduzione, senza il voto di ampi pezzi della sua maggioranza, lui, non «si fa problemi» a far passare la delibera su Cerba «con il voto dell’opposizione». Chiaro a tutti, alle diciannove e un minuto, che in via Vivaio si consuma lo strappo tra Penati e i radicali e che, l’ex sindaco della Stalingrado d’Italia, è concretamente disponibile a maggioranze variabili.
Soluzione non ipotizzata, evidentemente, dai «compagni» che quindi si chiudono in conclave per tre-ore-tre. Centottanta minuti spesi a mettere nero su bianco un ordine del giorno che limiti il più possibile i danni della loro scelta politica contro lo sviluppo di Milano. E, attenzione, sapendo che quelli del Partito democratico avrebbero seguito il presidente Penati e votato compatti con la Casa delle libertà.
Situazione kafkiana, commenta Pietro Accame (Fi): «Ostacolano la realizzazione di un ambizioso progetto che esprime la capacità di governo davanti ai cittadini e al mondo della scienza e della ricerca medica». Chiaro a tutti, quindi, che «fermare Cerba significa non assumersi un atto di responsabilità politica, in armonia con il bene comune rappresentato dalla natura e ambiente del parco agricolo sud Milano».
Valutazione concreta che la sinistra radicale non afferra neppure in quei centottanta minuti spesi a stendere un ordine del giorno «che renda possibile il lavaggio della coscienza» chiosa Dapei. Già, Nello Patta - capogruppo Prc - e per Luca Guerra - capogruppo dei Comunisti italiani -, il Cerba concretizza solamente la cementificazione dei parchi e, come sostiene il quotidiano online Rosso di Sera sarebbe solo «310mila metri quadrati di cemento all’interno del parco Sud, area un tempo non edificabile, ma poi resa tale dall’attuale proprietario: Salvatore Ligresti». Spirito che alle ventidue non è stato annacquato nell’ordine del giorno: in quelle paginette la sinistra radicale ha rimarcato la vena ambientalista della Provincia in cambio di un voto.


E mentre Gianfranco De Nicola, capogruppo di An, votava nel «nome e per conto» dei cittadini - «prediligiamo con questo voto gli interessi dei milanesi e degli italiani» -, dall’altra parte - dalla maggioranza - si accettava un voto pro-delibera che allunga solo di qualche settimana l’avventura in Provincia del centrosinistra. «Il tempo della ricreazione è finito» dice Dapei: «Penati non ha più la maggioranza e pure il suo portavoce lo racconta ai giornalisti».

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