«Penati vuole comprarla, ma con che soldi?»

nostro inviato a Tel Aviv
«Il Tar ha giocato molto a favore del centrosinistra. Ha dato più volte giudizi contraddetti dal Consiglio di Stato, ha inventato motivazioni poi smontate dalla magistratura. Insomma i suoi giudici non sono stati veri arbitri».
La sentenza sulla vendita Sea raggiunge Gabriele Albertini durante la visita in Israele. Ma la distanza da Milano non serve certo a smorzare i toni e ad affievolire la soddisfazione.
Sindaco, ma non sarà che più indizi fanno una prova?
«Non voglio esprimere giudizi, altrimenti le associazioni di magistrati poi si scatenano contro di me. Certo è che una corte di giustizia superiore ha di nuovo decretato la legittimità del nostro modo di agire».
Quindi il sospetto di un Tar «strabico» forse c’è.
«Mah. E poi c’è il centrosinistra che contro la privatizzazione ha schierato tutto il possibile».
Mania di persecuzione?
«Mica tanto. Per non parlare della Provincia di Varese. Leghista e contraria alla vendita. E del mondo finanziario che non vuol perdere guadagni».
Perché?
«Noi facciamo in proprio e loro ci rimettono soldi. È come arredarsi la casa da soli, senza ricorrere all'architetto».
Ma ora il Comune venderà?
«Se arriva un’offerta noi siamo pronti a riceverla e a incassare i 600 milioni di euro da destinare alle grandi opere pubbliche. I milanesi non si accorgeranno di un 33 per cento di Sea in meno, ma delle nuove fermate di metropolitana».
Il presidente della Provincia Filippo Penati chiede un nuovo bando per partecipare alla gara.
«E con che soldi? Lo ha scritto il Consiglio di Stato che non hanno impegnato le somme a bilancio necessarie per l’acquisto indicandone la copertura finanziaria».
Nessuna possibilità?
«No. Hanno già dimostrato di essere spregiudicati, ma Penati a chi fa comprare? A Gavio o magari ad Asam?».
Quindi si riapre solo ai quattro che hanno partecipato al bando.
«Sì.

Abbiamo già inviato una lettera dicendo che la gara non è più sospesa. Certo tutto questa incertezza non fa bene e i fondi pensione australiani e americani sono pronti a dirottare altrove gli investimenti».
I tempi sono ormai stretti.
«Spes ultima dea».

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