"Pensai il Fuorisalone. E la città in 33 anni è cambiata col design"

La direttrice della rivista Interni: "Le esposizioni hanno cambiato e valorizzato i quartieri. Gli eventi ci fanno scoprire palazzi e angoli inediti"

"Pensai il Fuorisalone. E la città in 33 anni  è cambiata col design"

Gilda Bojardi è la mente (e il cuore) del Fuorisalone. È stata lei a «inventarlo» 33 anni fa chiamandolo Interni Designer's Week. Ha meritato, negli anni sia l' Ambrogino (2007) che il Compasso d'oro alla carriera (2020). È stata ambasciatrice del Design italiano a Città del Messico e a Madrid. Dal 1994 dirige la rivista Interni che segue il calendario degli eventi ad ogni stagione. Promuove varie mostre, le più recenti si possono ammirare in questi giorni: sono nei cortili dell'Università Statale e all'Orto Botanico di Brera oltre all'allestimento del Portrait di corso Venezia 11. È insomma, la signora del Design.

Si aspettava tutto questo, 1.200 eventi in tutta la città e 330mila visitatori stimati, 33 anni dopo?

«Sì e no. Ho avuto un'idea, che la città potesse diventare il teatro di tante proposte e l'ho vista realizzata. Certamente mi sorprende come sia cresciuta l'intuizione iniziale assieme alla città. Oggi Milano ha un respiro internazionale e gli eventi non sono più circoscritti a poche zone. Direi che anche il concetto del discrit è superato. Ormai ci sono proposte in ogni strada».

Chi apprezza il Fuorisalone scopre siti inediti di Milano.

«Questo aspetto è straordinario, si diventa consapevoli di una facciata storica che si è sempre vista di sfuggita o di un bel palazzo, solitamente inaccessibile, perchè il Fuorisalone lo valorizza con le sue istallazioni. Per una settimana Milano è un museo vivo grazie alle tante gallerie d'arte. Poi è da apprezzare l'estensione. Trent'anni fa gli eventi erano circoscritti alla prima zona dei Navigli, oggi, e possiamo dire grazie al Design, sono nati e sono stati valorizzati interi quartieri. Da City Life alla zona Tortona, dall'Isola a Brera a porta Venezia. Non solo musei e gallerie, il pubblico ha apprezzato anche i luoghi insoliti come fabbriche e officine in disuso».

Tanti centri, dunque, e tanti showroom?

«Se la capitale della cultura cambia ogni anno, quella del Design resta sempre Milano. Gli show room aperti tutto l'anno offrono spunti intuitivi e originali per chiunque voglia arredare casa».

Si sta diffondendo anche la cultura del Design?

«Non c'è solo l'oggetto, beninteso. Ma tutta la strada che porta alla produzione va illustrata e condivisa. In Statale ogni giorno si tengono dibattiti e incontri, le imprese dialogano con il pubblico: dalla sostenibilità a come la natura influenza le nostre vite ai processi produttivi. Si alternano professori, antropologi e imprenditori. Pensiamo a quanto può raccontare un'installazione colorata in policarbonato come quella di Jacopo Faggini (sorta di città immaginaria con edifici alti e stretti che si nota al primo piano del Loggiato Ovest della Statale): c'è la ricerca di un'azienda: è un materiale usato per isolare gli edifici dal punto di vista termico e acustico e offre grandi potenzialità. O la nuova tecnologia a idrogeno da metanolo verde ben rappresentata da La macchina impossibile di Piero Lissoni (trionfa nel Cortile del '700). Un macchinario fantastico che rispecchia la raffinata ricerca condotta dalla Sanlorenzo per ridurre l'impatto ambientale della produzione di yacht».

Tutte occasioni per informare.

«Certamente, anche in maniera giocosa e divertente per raggiungere più persone. All'Orto Botanico di Brera si può esplorare il tema della mobilità urbana con Walk the Talk- Energia in movimento, con il gioco progettato da Italo Rota e Carlo Ratti Associati insieme a Eni. In mezzo al giardino una tavola composta da centinaia di caselle illustrate, a ognuna corrisponde un passo: immagazzinano energia durante il giorno per restituirla la sera con suggestivi spettacoli luminosi».

Poi c'è la nuova piazza di Milano...

«Detta del Quadrilatero, un gioiello storico

nel cortile dell'ex seminario di Carlo Borromeo, tra via Sant'Andrea e corso Venezia 11. Qui l'installazione The Domino Act mostra l'effetto domino, il valore dell'agire insieme per contrastare l'inquinamento ambientale».

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