Pensiero Ecco, in pillole, le idee che lo resero grande

EUROPA «Sono convinto - scrive Ralf Dahrendorf - che l’Europa dev’essere un parto della testa non una questione di cuore. Io non sogno una superpotenza europea che sieda al tavolo con gli Stati Uniti e la Cina o chiunque altro in un mondo diviso fra grandi blocchi \. Non sogno nemmeno un’Europa in cui la pizza e il Labskaus, il boccale di birra e il quarto di vino, siano uguali da Aberdeen a Palermo. Penso invece a un’Europa in cui sia facile viaggiare da Aberdeen a Palermo, in cui il titolo di studio dell’Università di Aberdeen sia riconosciuto anche a Palermo, in cui mi sia possibile cambiare senza fatica le mie sterline prese in Scozia in lire prese in Sicilia, un’Europa delle convertibilità. La convertibilità è sempre un fatto di testa, laddove l’unità (qualunque cosa significhi nel caso dell’Europa) è un fatto di cuore».
INTELLETTUALI «Chi riesce a restare a testa alta? Solo colui per il quale non la sua ragione, il suo principio, la sua coscienza, la sua libertà, la sua virtù è il metro ultimo, ma colui che è pronto a sacrificare tutto questo quando nella fede e in un solitario legame con Dio è chiamato a un’azione di più alta obbedienza e responsabilità, la persona responsabile, la cui vita non vuol essere altro che una risposta alla domanda e alla chiamata di Dio».
IDEALI «Karl Popper, Isaiah Berlin, Raymond Aron, Norberto Bobbio, Hannah Arendt e George Orwell hanno resistito alle lusinghe del potere dei regimi illiberali del fascismo e del nazionalsocialismo, come del crescente potere comunista, e non hanno rinnegato i propri ideali».
SOCIETÀ «La società è nello stesso tempo un sistema integrato e un sistema in conflitto».
CRISI ECONOMICA «Di sicuro c’è solo l’esito di questa crisi.

Andrà a finire che ridurremo il nostro stile di vita del 20 per cento, tornando a quello che eravamo prima dell’ubriacatura neoliberista della Thatcher e di Reagan, e che adotteremo un modo di vivere che somiglierà un po’ agli anni Cinquanta e Sessanta, con molta più tecnologia, ma senza l’ottimismo di quei tempi».

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