(...) O, se si preferisce, «Coop».
E, intendiamoci, non è che Coop sia colpevole di questa situazione. Coop, come ogni azienda, fa i suoi interessi. Poi, certo, sarebbe bello se alcune amministrazioni locali fossero meno sensibili a quegli stessi interessi. Poi, certo, secondo i miei gusti, dovrebbe ammantarli un po meno di «la Coop sei tu», di ecosolidale, di bio, di politicamente corretto. Ma, per lappunto, sono i miei gusti.
Gli stessi gusti che non gradiscono affatto le casse automatiche o, come alternativa, le casse normali, ma con più coda. A me la cassiera, persino quando non è bellissima, continua a piacere molto. Così come mi piacciono le tasse pagate tutti allo stesso modo: una cooperativa di consumo che sta sul mercato allo stesso identico modo di una multinazionale, perchè deve avere un trattamento fiscale diverso rispetto alla multinazionale?
Ma, per lappunto, questi sono problemi soggettivi. Magari ho lo stomaco particolarmente delicato e certe cose mi interessano di più di altre. Magari ho la puzzetta sotto il naso e sento il profumo dei soldi pubblici più di altri. Magari mi sono perso il documentario di Silvio Soldini, la pubblicità di Woody Allen o unaltra delle moltissime iniziative culturali griffate Coop.
Quello che invece non è soggettivo, ma oggettivo, è lo studio di Altroconsumo. Da cui si evince che La Spezia è la città italiana dove costa di meno fare la spesa e Genova è una delle città italiane dove costa di più.
Il segreto di questo dato così discordante su due città che distano meno di cento chilometri? Sta nellEsselunga. Nel senso che liper del gruppo Caprotti alla Spezia ha spezzato il sostanziale monopolio nella grande distribuzione di alta metratura in Liguria, che era appannaggio della Coop e, conseguentemente, dellIpercoop. Poi, Esselunga - respinta più volte con perdite dalle amministrazioni genovesi, così come altri gruppi, ad esempio Carrefour in versione iper - ha aperto alla Spezia. Praticando una politica dei prezzi molto aggressiva. E giocando le armi del mercato: una su tutti, quella di far pagare alcuni prodotti meno di quanto li faccia pagare nei supermercati toscani della sua catena.
Questa scelta ha immediatamente generato un circolo virtuoso: la Coop, a partire dallIper di Sarzana, ha dovuto immediatamente adeguarsi alla nuova politica dei prezzi. Perchè, se non li avesse diminuiti pure lei, tutti sarebbero andati allEsselunga e la cooperativa di consumo avrebbe perso quote di mercato.
A Genova, invece, non cè nulla di tutto questo. LEsselunga (per cui sembrava essere stata identificata come location una concessionaria dauto in via Piave ad Albaro, che cambierebbe sede), non si è ancora vista. E quindi - a parte alcune benemerite offerte della Basko - non cè alternativa allIpercoop di via Romairone o alle varie Coop sparse per la città. Ergo, per forza di cose, i prezzi genovesi sono più cari. Poi, certo, ci sono mille motivazioni, compresa la difficile conformazione orografica della città e i problemi distributivi dovuti allimpossibilità di fare magazzino per ogni punto vendita. Però, per i consumatori, cambia poco: sempre di più pagano.
Basta andare a fare la spesa in Emilia-Romagna, persino nelle località di villeggiatura, dove spesso i prezzi sono un po più cari per approfittare dell«effetto turisti», o oltrepassare i Giovi e andare allIper di Serravalle Scrivia, per fare i confronti e misurare con mano (nel vero senso della parola, mettendosi le mani in tasca), quanto si paga di più in Liguria.
Piccola notazione: nei giorni scorsi, sia i supermercati Coop (non Iper), che quelli a marchio Basko hanno presentato un volantino di offerte. In due casi, i prodotti coincidevano fra i risparmi Coop e il 4per2 della Basko. Risultato: sia lo zafferano del Contadino, sia i fazzoletti Tempo costavano meno nei market del gruppo Gattiglia.
Con i risparmi ottenuti, al limite, i consumatori genovesi possono comprare nuovi fazzoletti per piangere perchè hanno i prezzi più cari dItalia. Se lo fanno con il 4x2 del Basko risparmiano.
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