Pensioni, accordo solo sulle basse

Circa 33 euro al mese per 3,4 milioni di persone con almeno 64 anni. Non preso in considerazione l'innalzamento dell'età pensionabile per le donne a 62 anni. E' impasse sullo scalone

Pensioni, accordo solo sulle basse
Roma - Alla fine un’intesa sulle pensioni s’è trovata, almeno su quelle minime, perché sul resto - malgrado l’ottimismo del ministro Damiano che parla di «strada aperta verso una intesa complessiva» - la trattativa con le parti sociali è ancora complessa. Gli aumenti alle pensioni basse riguarderanno circa 3,4 milioni di pensionati e saranno erogati agli ultra 64enni (stesso limite per uomini e donne) che hanno redditi personali inferiori ai 654 euro. L'intesa trovata sui meccanismi per le pensioni basse porterà aumenti medi di 33 euro per quei lavoratori che non possiedono redditi complessivi superiori a 8.504 euro annui.

Invece, l’ipotesi di un innalzamento dell’età pensionabile per le donne a 62 anni non è stata presa nemmeno in considerazione dal ministro del Lavoro, che ha giudicato infondate le voci su un aumento di due anni della vecchiaia, oggi a 60 anni, entro il 2014. Una precisazione che vale per la trattativa attualmente in corso, concentrata sul superamento dello scalone della riforma Maroni (età pensabile da 57 a 60 anni con 35 di contributi dal 2008), che il governo conta di chiudere la prossima settimana.

Il nodo delle donne potrebbe però tornare di attualità nei prossimi mesi. Nemmeno l’esecutivo lo esclude. I risparmi della quasi parificazione tra i requisiti di donne e uomini potrebbero rivelarsi necessari quando la nuova riforma delle pensioni entrerà a regime. L’unica ipotesi in campo fino a ieri restava quella del ministro del Lavoro, che consiste in scalini a 58 e 59 anni rispettivamente il prossimo anno e nel 2009 e poi il via alle quote (età anagrafica più contributiva) che dovrebbero arrivare a 97 nel 2012. Un’ipotesi meno onerosa rispetto a quella che prevedeva gli incentivi. L’ipotesi Damiano costerebbe 200 milioni di euro nel primo anno e poi un miliardo di euro all’anno quando entrerà a regime.

I sindacati hanno confermato di avere fretta di chiudere. «Basta che Prodi dica salomonicamente cosa ha deciso», ha chiesto il leader della Cisl Raffaele Bonanni. «Il presidente del Consiglio si è preso la responsabilità di fare una proposta, la faccia rapidamente perché non possiamo restare sospesi nel limbo», ha aggiunto il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani.

Secondo i piani del governo, il premier Romano Prodi dovrebbe presentare la sua proposta

di sintesi al Consiglio dei ministri di venerdì. Ma tra i sindacalisti c’è anche chi si è mostrato più pessimista, come il segretario generale della Uil Luigi Angeletti: «Ci sono 40 probabilità su cento che si chiuda ».

E a pesare sono ancora una volta gli ostacoli politici. Ieri il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Enrico Letta si è incontrato con il segretario di Rifondazione comunista Franco Giordano. Un faccia faccia al termine del quale le posizioni si sono allontanate rispetto ai giorni scorsi.
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