Roma - Si era presentato come il giustiziere sociale e il riequilibratore dei torti economici, Romano Prodi. Aveva imbracciato la parola pensioni elevandola al rango di priorità per l’azione del suo esecutivo. Aveva promesso sollievo a coloro che si trovano a fare i conti con le difficoltà e gli spettri della quarta settimana. Alla prova dei fatti, però, la sciabola del suo governo ha colpito sì ma in tutt’altra direzione, andando a penalizzare piuttosto che a premiare molti pensionati del ceto medio.
La prova del tradimento arriva da un caso concreto, quello di un pensionato Telecom di Roma che, con grande dignità ma anche con una rabbia trattenuta a stento, chiama la redazione de il Giornale e racconta l’amara sorpresa trovata nella prima busta paga del 2008. «Guardi, io mi sento davvero preso per i fondelli» racconta al redattore. «Sul prospetto che mi è stato inviato in merito alla pensione che percepirò nel 2008 mi dicono chiaro e tondo che, in base all’adeguamento al costo della vita, prenderò l’1,60% in più rispetto al 2007. Niente di trascendentale ma sempre di teorici 37 euro si tratterebbe. E invece sa di quant’è l’aumento reale? Un euro».
La richiesta di procedere a una verifica scatta immediata. Il pensionato non si tira indietro e si offre di inviare il prospetto del 2007 e quello del 2008, in modo da compiere una veloce analisi comparata. Il tempo di trovare un fax funzionante presso il tabaccaio sotto casa ed ecco i fogli che fotografano gli importi effettivamente percepiti. Se nel 2007 la pensione del nostro lettore ammontava a 1775,29 euro netti mensili, nel 2008 è «salita» (si fa per dire) a 1776,29. Un euro, appunto.
La prima cosa che viene da pensare è che si sia trattato di un errore di calcolo. A dicembre 2007 - con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto del ministro dell’Economia e del ministro del Lavoro - è stato, infatti, fissato un aumento delle pensioni per l’anno 2008 (l’adeguamento al costo della vita) dell’1,6% per chi percepisce meno di 2.180 euro lordi mensili e dell’ 1,2% per chi va oltre i 2.180 euro. Una percentuale che già aveva fatto scattare la rabbia dei pensionati (visto che l’inflazione tendenziale a dicembre si era attestata al 2,6%). Ma il problema è che, in realtà, molti pensionati, come dimostra il caso del nostro lettore, quel piccolo adeguamento non lo vedranno mai. Il motivo? Semplice: l’aumento delle tasse a tutti i livelli, quindi le trattenute Irpef, l’addizionale regionale e l’addizionale comunale. Se infatti la pensione lorda rispetto al 2007 è effettivamente aumentata da 2.314 euro a 2.351 euro al contempo la trattenuta Irpef è salita di 13 euro; l’addizionale regionale di 14 euro e quella comunale di 8 euro. Risultato finale: l’aumento delle tasse si è divorato l’importo dell’adeguamento Istat. «E guardi che non si tratta di un caso isolato», racconta il pensionato, «perché molti miei colleghi hanno ricevuto dall’Inps la stessa amara sorpresa. Ora stiamo valutando il da farsi ma davvero non ne possiamo più di chi millanta sulla nostra pelle».
Il meccanismo della perequazione «controllata» escogitato dal governo, d’altra parte, ha acceso fin dal primo momento parecchi malumori. Lasciando a bocca asciutta, contrariamente agli anni precedenti, i pensionati considerati «abbienti». L’esecutivo ha, infatti, stabilito che, per le pensioni superiori a otto volte il trattamento minimo Inps, gli aumenti fossero pari a «zero». per intenderci si parla di pensioni di importo pari a circa 3.489,12 euro lordi mensili, una cifra che al netto di Irpef e addizionali varie (regionali e comunali) si attesta attorno ai 2.500/2.700 euro netti. Il ceto medio, insomma, ringrazia. E assiste impotente all’erosione del proprio budget mensile. «I pensionati si ritrovano, anno dopo anno, con una pensione che diminuisce il suo potere d’acquisto» commenta Carlo Fatuzzo, leader del partito dei Pensionati.
«Prodi ci aveva promesso prima delle Politiche l’approvazione, entro il 31 dicembre 2006, di una legge in favore della pensione anticipata di 5 anni per tutti coloro che assistono familiari non autosufficienti. Non l’ha fatto e adesso stiamo col centrodestra».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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