Roma - "Stiamo solo lavorando per cercare di fare passi avanti. Secondo me procede discretamente. Stiamo lavorando per avvicinarci: serve pazienza e comprensione per le posizioni altrui e costanza nel ricercare le soluzioni". Queste le parole di Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, al termine della quattro ore di confronto tra governo e sindacati, che si è tenuta questa mattina a Palazzo Chigi e alla quale hanno partecipato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Enrico Letta, i segretari di Cgil, Cisl e Uil, Guglielmo Epifani, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti.
Lo scalone Le proposte sul tappeto per superare lo scalone previdenziale - che dal gennaio 2008 porterà all’innalzamento brusco dell’età pensionabile a 60 anni dai 57 attuali - sono diverse. Il problema è compensare le risorse derivanti da un ammorbidimento dello scalone, che a regime produrrebbe invece risparmi per 9 miliardi annui dal 2010.
Il sistema delle quote Alla Cisl piacerebbe sostituire lo scalone con il sistema delle quote: cioè consentire ai lavoratori di andare in pensione raggiungendo per esempio quota 95 (pare che il governo prefersca invece quota 96) sommando età anagrafica e contributi (si potrebbe lasciare il lavoro con 58 anni di età e 37 di contributi o con un mix di 59 e 36). Resta sul tappeto anche la possibilità di un innazamento graduale a 58 anni o 59, soluzione che però costerebbe secondo stime della Regioneria circolate sui giornali fra 2,5 e 10 miliardi circa nel decennio 2008-2016.
Le altre ipotesi Altra ipotesi che circola sui giornali di oggi prevede che dal 2010 rimanga in piedi solo il vincolo contributivo e non anche quello dell’età. Si potrebbe cioè lasciare il lavoro con 40 anni di contributi ricevendo degli incentivi qualora si restasse e dei piccoli disincentivi se si lasciasse prima. Queste soluzioni, però, dovranno essere sottoposte all'attenzione non solo dei sindacati: dovranno piacere anche alla sinistra radicale che vorrebbe una semplice eliminazione dello scalone e venerdì scorso ha lamentato con il presidente del Consiglio la condotta di rigore del ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa.
La riunione La rivalutazione delle pensioni basse è stato uno dei punti affrontati nella riunione di questa mattina. Il governo ha intenzione di destinare a circa 2 milioni di persone 1,3 miliardi di euro. Uscendo dall’incontro i rappresentanti dei pensionati, anch’essi convocati da Letta, hanno detto che sulle pensioni basse ci sarà un prosieguo di incontro alle 16 di oggi al ministero dell’Economia.
Il Dpef Durante gli incontri della mattinata non si è parlato solo di previdenza, ma anche di Dpef. Il governo è infatti impegnato a chiudere entro il 28 giugno entrambe le partite. Il ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa ha incontrato il vicepremier, Francesco Rutelli, così come il capogruppo dell’Ulivo alla Camera, Dario Franceschini. E a Palazzo Chigi è stato visto anche il viceministro all’Economia Vincenzo Visco. E questo pomeriggio alle 15 i capigruppo di maggioranza saranno ricevuti dal governo per un nuovo incontro sul Dpef. Il presidente del Consiglio, Romano Prodi, prima di lasciare la sede del governo per un appuntamento internazionale ha avuto un colloquio con il segretario dei Ds Piero Fassino.
Il ministro Ferrero Questa mattina il ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, considera sbagliato il no all’abolizione dello scalone chiesto da quattro esponenti dell’Unione. "I dati sulla povertà ci dicono che l’Italia ha una situazione decente sugli anziani proprio in virtù del fatto che il tanto vituperato sistema pensionistico ha tenuto - dice Ferrero -. I problemi che segnalano le famiglie più a rischio di povertà sono quelle in cui il capofamiglia ha una pensione bassa.
La posizione di questi quattro parlamentari la considero sbagliata". Il riferimento è alla lettera aperta apparsa oggi sul "Corriere della sera" a firma di Lamberto Dini, Enrico Morando, Antonio Polito, e Nicola Rossi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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