Pensioni, i partiti trattano su rivalutazioni e quota 103

Le ipotesi: adeguati all’inflazione gli assegni inferiori a 1.200 euro. Fino al 2018 si potrà uscire sommando età e contributi. Il testo slitta a domani

Pensioni, i partiti trattano su rivalutazioni e quota 103

Roma - Il ritorno temporaneo delle «quote», che si tradurrà in uno sconto leggero ai lavoratori che avevano messo la pensione in agenda per il prossimi anni. In particolare la famosa leva dei nati nel 1952, presentata in questi giorni come quella più colpita dalla riforma Fornero-Monti. Poi l’innalzamento della soglia oltre la quale non saranno rivalutate le pensioni. Intorno a 1.200 euro. Infine, un aiuto agli imprenditori in crisi di liquidità per debiti con il fisco.

Sulla manovra non è stata avviata nessuna trattativa con i sindacati nonostante lo sciopero di ieri. Con la maggioranza, invece, il confronto è entrato nel vivo, anche se dentro i confini ristrettissimi del «saldi zero». Possibili quindi modifiche sui capitoli più discussi, ma senza compromettere gli effetti sul deficit della manovra da 33,4 miliardi di euro in tre anni. Ieri le trattative sembravano entrate in una fase di stallo, almeno sui nodi principali. Per questo alla fine, su richiesta dei presidenti della commissione finanze della Camera Giancarlo Giorgetti e Gianfranco Conte, è arrivato lo slittamento dell’approdo in Aula, che era previsto per oggi ed è stato rinviato a domani.

Ma qualche novità di rilievo c’è stata. Tra le modifiche sicure, quelle già incassate, una proroga per le aziende in difficoltà a causa della crisi economica che sono in ritardo nel pagamento delle cartelle ad Equitalia. Avranno altri 72 mesi per pagare grazie a un emendamento dei due relatori del ddl di conversione.

Ancora non formalizzate, ma in arrivo, alcune rilevanti novità sulle pensioni. Lo hanno annunciato in termini generici il ministro del Lavoro Elsa Fornero e quello ai Rapporti con il Parlamento Piero Giarda. Le modifiche che riguardano le pensioni «stanno arrivando», ha assicurato Fornero, senza entrare nel merito, ma riferendosi alla indicizzazione delle rendite al costo della vita.

La trattativa ieri è andata avanti soprattutto sui requisiti. L’ipotesi più accreditata è appunto il ritorno temporaneo delle quote. Dal prossimo anno e fino al 2018, scatterebbe «quota 103». In sostanza ci sarebbe un inasprimento di sei anni, tra anni di contribuzione e età, rispetto a quota 97. Ma un alleggerimento rispetto alla riforma contenuta nella manovra Monti: 41 anni e un mese o 42 e un mese di contributi per le lavoratrici e i lavoratori che scelgono la pensione «anticipata», poi 62 anni di età minima per le donne e 66 per gli uomini dal 2012 e 66 per entrambi dal 2018.

La nuova quota permetterebbe per altri sette anni di andare in pensione con 38 anni di contributi e 65 di età oppure, per fare un altro esempio, con 40 anni di contributi e 63 di età. A partire dal 2018, entrerebbero in vigore al 100% la riforma contenuta nella manovra Monti, che porterà in qualche anno l’età del ritiro, alla soglia dei 70 anni. La modifica, se sarà confermata, renderà la riforma Fornero più simile ai precedenti interventi sulla previdenza, con gli effetti più sgraditi attenutati nel breve termine e concentrati sulle generazioni future.

Ancora da sciogliere (almeno fino a ieri in tardo pomeriggio) il nodo della copertura. Giarda, ha messo le mani avanti («Stiamo studiando, stiamo lavorando, abbiate pazienza», ha detto ai giornalisti). Il fatto è che tutto resta ancora soggetto al vaglio del ministero dell’Economia. Non ci sono idee precise e le ipotesi restano quelle degli ultimi giorni, in particolare un ulteriore prelievo sui capitali scudati (di difficile applicazione) oppure un inasprimento del bollo sugli strumenti finanziari.

Nuove entrate da trovare anche per la rivalutazione delle pensioni. Le ultime ipotesi prevedono che ci sia una rivalutazione piena per quelle fino a due volte e mezzo il minimo (intorno ai 1.200 euro) e parziale fino a 1.400 euro, niente sopra questa soglia. Dovrebbe essere confermato l’innalzamento del limite per la riscossione in contante delle pensioni, dai 500 della manovra a 980 euro.

Altra partita importantissima, quella dell’Imu. I partiti - in questo caso soprattutto il centrodestra e il terzo polo - stanno premendo per estendere la «franchigia» entro la quale si continuerà a non pagare l’imposta comunale (oggi Ici) sulla prima casa dagli attuali 200 a 400 euro, tenendo conto sia del reddito sia della composizione del nucleo familiare.

Tutto si

decide in queste ore. Entro le 8,30 i relatori Pier Paolo Baretta e Maurizio Leo e anche il governo depositeranno gli emendamenti. L’esame definitivo, a partire dal primo pomeriggio, seguito direttamente dal premier Monti.

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