Pensioni, la maggioranza scivola sullo «scalone» L’Ue: applicate la riforma

Bruxelles: alzate l’età pensionabile o il debito pubblico salirà. I tecnici del ministero: con la legge Maroni la spesa previdenziale è diminuita

da Roma

«Applicate la riforma Maroni sulle pensioni». L’invito della Commissione europea all’Italia arriva mentre il governo Prodi incomincia a interrogarsi sul «che fare» intorno alla previdenza. L’ideale, dicono gli esperti, sarebbe semplicemente applicare lo «scalone» inserito nella riforma del governo Berlusconi: secondo il Nucleo di valutazione della spesa previdenziale, infatti, grazie ad esso il tasso di crescita della spesa risulta dimezzato rispetto al triennio precedente. Ma il centrosinistra ha promesso di abolire lo «scalone», e dunque le cose si complicano. «Bisogna allungare i tempi di attività con incentivi e disincentivi», dice Tommaso Padoa-Schioppa, ed annuncia in tivù che verrà eliminato il divieto di cumulo fra pensione e lavoro.
Ue, «applicate la riforma». Nel rapporto trimestrale su Eurolandia, la Commissione di Bruxelles inserisce l’Italia nell’elenco dei Paesi «a medio rischio» sul fronte delle pensioni, ma questa situazione si aggrava nel momento in cui la Ue considera il debito pubblico molto elevato che grava sul nostro Paese, «il cui consolidamento è della massima importanza». Spiega la portavoce del commissario Almunia: «L’Italia ha fatto le sue riforme delle pensioni: ora l’importante è che le applichi». Fra le norme da applicare lo «scalone Maroni» che impedisce, dal 2008, di andare in pensione prima dei 60, dai 57 attuali.
«Lo scalone fa risparmiare». Dello stesso avviso il Nucleo di valutazione della spesa previdenziale, costituito presso il ministero del Lavoro. Grazie alla riforma Maroni, spiega l’organismo presieduto dal professor Giovanni Geroldi, la spesa pensionistica nel biennio 2009-2010 crescerà a un tasso «particolarmente contenuto» (+ 1,1% medio l’anno contro + 2,1 del triennio precedente). Senza l’aumento dell’età pensionabile previsto dalla riforma Maroni, aggiunge il Nucleo, la spesa sarebbe cresciuta molto di più. «Con l’innalzamento della soglia minima di età - spiegano i tecnici - si è perseguito un obiettivo di effettivo risparmio della spesa pensionistica». Scalone «ok», dunque. Il Nucleo ricorda altri due dati: l’incremento della vita media femminile («una donna su quattro vive oltre i novant’anni») crea una situazione che «non può non avere conseguenze importanti per gli equilibri finanziari del sistema pensionistico». Inoltre, la mancata revisione dei coefficienti di trasformazione - prevista dalla riforma Dini - porterà a un forte aumento di spesa dal 2015 in poi.
Governo e Cgil in panne. Entro gennaio dovrebbe partire il tavolo pensionistico: ma i due principali protagonisti del negoziato, governo e Cgil, non sanno che pesci prendere. Il ministro del Lavoro Cesare Damiano ammette che «senza un chiaro accordo nella maggioranza» non si può nemmeno incominciare il negoziato. «Se non c’è di meglio, teniamoci lo scalone», osserva il presidente della commissione Lavoro della Camera, Tiziano Treu. Ma la sinistra radicale non ci sta: «Lo scalone va abolito, e l’innalzamento dell’età non è in agenda», ribattono il ministro della Solidarietà, Paolo Ferrero, e il comunista Pino Sgobio. Anche la Cgil è «in panne»: avrebbe promesso al governo di accettare lo spostamento dell’età minima di pensionamento da 57 a 58 anni, ma la contestazione a Mirafiori ora mette Epifani in grave difficoltà.

«Nessuna mediazione con chi vuol fare cassa con le pensioni - avverte Giorgio Cremaschi -: lo scalone va semplicemente abolito». Il segretario cislino Raffaele Bonanni non mette pregiudiziali, ma dice: «Per i lavoratori questa non è una partita a dare».

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