Pensioni, la spesa sale ancora ma dal 2011 risparmi in vista

Pensioni a due velocità: sale l’esborso dello Stato - un punto percentuale in più rispetto al Prodotto interno lordo -, nonostante l’inasprimento dei requisiti d’accesso, ma un pensionato su due porta a casa meno di mille euro al mese. É la fotografia del sistema previdenziale italiano scattata dal ministero dell’Economia nella «Relazione generale sulla situazione economica del Paese», aggiornata al 2009. Un anno chiave: per la prima volta, infatti, si sono visti gli effetti del meccanismo delle «finestre» introdotto nel 2008, che ha portato allo slittamento della decorrenza effettiva dei pensionamenti. E questo, spiega la Relazione, è servito a contenere la spesa. A che cosa allora si deve l’aumento? Soprattutto all’adeguamento degli assegni al costo della vita, pari per il 2009 al 3,4%, tanto più che continua ad essere operativa - e lo sarà fino a fine anno - la disposizione che stabilisce l’applicazione dell’intera aliquota alle pensioni fino a 5 volte il trattamento minimo ( a quelle più elevate la rivalutazione si applica nella misura del 75 per cento). Nel 2009, dunque, la spesa pensionistica si attesta a 234.025 milioni di euro, in aumento del 4,3% rispetto al 2008, in cui era salita solo del 3,9%, e si avvicina ai valori del 2007, quando la spesa complessiva era aumentata del 4,2% rispetto al 2006, a quota 233 miliardi di euro. Resta in ogni caso bassa la media degli assegni: la metà è al di sotto della fatidica quota mille euro, mentre solo il 13,7% supera i duemila. Penalizzate, come del resto avviene mediamente per gli stipendi, le donne: il 27,1% percepisce una pensione addirittura inferiore ai 500 euro, come avviene solo per il 21,4% degli uomini.
Anche per la previdenza si conferma un’Italia divisa: fatta 100 la media nazionale, a Nord i redditi pensionistici sono infatti pari al 105% mentre al Sud valgono l’88,1 per cento. E il futuro che cosa ci riserva? In realtà, a luglio, con il via libera del Parlamento alla manovra è cambiato quasi tutto per gli italiani che andranno in pensione: con la nuova «finestra mobile», l’età per lasciare il lavoro è stata di fatto innalzata, consentendo risparmi importanti; 360 milioni nel 2011, 2,6 miliardi nel 2012 e 3,5 miliardi l’anno dopo.

A questo si aggiunge la norma che dal gennaio 2015 aggancia i requisiti anagrafici per la pensione alle aspettative di vita certificate da Istat, con un risparmio di circa 4,5 miliardi fra il 2015 e il 2020, che dovrebbe mettere al riparo da ulteriori interventi sull’età. «É stata messa la parola fine al cantiere delle pensioni», commenta il presidente Inps Antonio Mastrapasqua.

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