Una vita nel Psi e - dopo la «diaspora» post-craxiana - nei Socialisti Democratici di Boselli. Poi, uno strappo silenzioso e la tessera non rinnovata a causa dell'alleanza con i Radicali. La politica sarebbe stato un capitolo chiuso se il telefono non avesse squillato, se Franco Bampi, cioè, non gli avesse chiesto di candidarsi a presidente della Provincia per il Movimento Indipendentista Ligure: «Le candidature si accettano sempre dietro proposta. Non si impongono né si pretendono. Si, ogni riferimento a Marta Vincenzi è puramente intenzionale, perché il sottoscritto non ha nessuna intenzione di rischiare che il suo certificato di morte sia vidimato da una comunista sampdoriana». Parola sua. Di Piero Campodonico. È in piena forma «Peo», e che Dio ce lo conservi così: guascone e travolgente, soprattutto quando il discorso scivola su quel Genoa che è passione, fede, destino. Il Peppino Prisco rossoblu, si potrebbe scrivere se non sovvenisse il dubbio che fosse il compianto avvocato milanese il Campodonico interista. Classe 1935, laureato in Economia e Commercio, insegnante, in passato il neo-acquisto del Mil è stato per lungo tempo consigliere comunale e assessore a Palazzo Tursi. È l'autore di «Un Cantico per il mio Grifone», inno ufficiale del Vecchio Balordo. Ed è anche scrittore e regista di commedie teatrali in lingua genovese. Oggi si occupa a tempo pieno della Compagnia Gilberto Govi. Di cultura e tradizioni locali. Esiste presupposto migliore per lanciarsi in una battaglia» a favore del diritto all'autodeterminazione della Liguria, unica regione ad essere stata annessa al Regno di Sardegna senza plebiscito»? Vuole parlare di autonomismo, Campodonico, e lo fa portando ad esempio la Valle d'Aosta, «che incassa i proventi derivanti dalla produzione di energia elettrica mentre noi facciamo la fortuna dell'Enel. Per non parlare delle imposte portuali: un flusso continuo di soldi che alimenta le casse dello Stato centrale senza alcuna ricaduta positiva sul territorio».
Ma non è solo per affermare il diritto della Liguria a finanziarsi le proprie opere pubbliche e a riacquistare la sovranità perduta che ha ceduto alle avances del duo Bampi-Matteucci. Nell'elenco delle idee da testimoniare, è infatti annotato anche l'uso della scure: «La miglior cosa che si potrebbe fare della Provincia è abolirla. Sul genovesato insistono troppi poteri: comuni, provincia, autorità portuale, Regione. Ecco, comuni e Regione: basterebbero questi enti per rispondere alla domanda di buongoverno». È una candidatura non solo indipendentista, quella di Campodonico, ma anche indipendente dalle due grandi coalizioni. Una candidatura che gli permette di giocare in casa, di esprimersi a ruota libera: «Sono rimasto favorevolmente colpito dalla scelta di una liberal come Renata Oliveri, ma io non sono un uomo di destra e non avrei accettato una proposta del Mil se si fosse alleato con la Casa delle Libertà. D'altro canto, questa sinistra prona ai capricci di Marta Vincenzi è la più clamorosa negazione dei miei ideali». Poi - immancabile, prioritario, fulgido - l'argomento Genoa: «Desideravo fortemente trovare un megafono per urlare la mia indignazione verso il modo in cui Pericu e Burlando si sono comportati quando, nel 2005, siamo stati retrocessi d'ufficio in serie C. Nessuna autentica solidarietà, da parte loro. Nessuna perentoria richiesta di giustizia.
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