Il Peppone di Pignone che mette in salvo la Madonnina caricandosela sulle spalle

Il Peppone di Pignone che mette in salvo la Madonnina caricandosela sulle spalle

Il sindaco «rosso» che porta in salvo, sulle spalle, la statua della Madonna; i consiglieri rifondaroli che spalano fango dal pavimento della canonica. Succede. Peppone a Brescello e solo lì, come scriveva negli anni Cinquanta Giovannino Guareschi? Macché: di «Peppone», tipo di comunista duro e puro dal cuore tenero, ce n’è uno, anzi più d’uno, oggi. In Val di Vara, ad esempio, a Pignone, uno dei paesi «piegati e non spezzati» dall’alluvione.
Si sono visti in questi giorni all’opera, tutti questi magnifici novelli-Peppone, nel momento più drammatico e più opportuno: quando c’era da rimboccarsi le maniche di fronte allo sfacelo, e provare a recuperare e mettere in salvo dall’acqua e dalla disperazione persone, animali. E cose. «Cose di chiesa», persino, a dimostrazione che, quando si tratta di generosità, altruismo, abnegazione, non c’è partito che tenga, né c’è «ateismo scientifico» in ballo, ma solo voglia di dare una mano.
A Pignone, che tornerà presto, prestissimo, scommettiamo?, un villaggio da cartolina com’era fino a qualche settimana fa, il primo cittadino Federico Barli - una vita nel Pci, poi Pds, Ds e ora Pd - s’è dato da fare alla grande nel presbiterio e sul sagrato. Infine s’è visto, il Barli, mentre issava da par suo la statua della Vergine sulla schiena e la trasportava, in processione laica, fuori dalla cappella alluvionata. E che dire dei giovani e meno giovani attivisti di Rifondazione comunista, fascia rossa al braccio, che si sono prodigati giorno e notte, accanto ad altrettanti ragazzi «timorati di Dio», per recuperare arredi, quadri, libri, paramenti sacri, finiti sotto una coltre spessa di melma e di detriti?
«La politica, l’ideologia, il nostro essere laici, atei o credenti non c’entra un fico secco con l’emergenza e l’aiuto che si possono e si devono offrire, disinteressatamente, in questi casi» hanno ribattuto loro, giustamente piccati, a chi osava permettersi l’ironia. Analoga disponibilità si è riscontrata a Fiumaretta e Brugnato, a Borghetto Vara e Casale, dappertutto dove c’era, e c’è ancora, la necessità di infondere il coraggio con l’esempio concreto, di coniugare fede e speranza con la carità.


Che l’abbiano fatto i rossi o i verdi, gli azzurri o gli arancioni, a Pignone e nelle Cinque Terre, dovunque l’acqua e il fango hanno bestemmiato la terra già bestemmiata dagli uomini, è solo un dettaglio cromatico. Che serve a comporre l’arcobaleno della solidarietà.

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