Politica

PERCHÉ IL CAPO DEVE DIRE NO

Silvio Berlusconi dovrebbe farsi una risata, dire no alle primarie del centrodestra e chiudere per sempre l’argomento. A destra si rideva, fino a una manciata di giorni fa, delle primarie a sinistra: fintodemocratiche, con ognuno dei candidati che vuole rosicchiare l’inevitabile vittoria di Prodi e in sostanza togliergli potere e credibilità fin dall’inizio, fin dall’interno. Metti che Bertinotti raggiunga un 15 per cento, e sai quanto si sente in diritto di chiedere e trattare, dentro l’Unione. Disunendola. E così tutti gli altri candidati, da Di Pietro in su. A destra sarà la stessa cosa. Di Pier Ferdinando Casini sappiamo - anche da prima che ce lo dicesse - che vuole formare un polo di centro democristiano. Ha i suoi sondaggi, si piace, piace e infatti potrà tranquillamente ricevere almeno il doppio delle preferenze dell’Udc. Dovendo battere questo post-democristiano, Fini ha già da tempo iniziato un rapido corso e percorso di laicismo: che dispiacerà a una parte di An, ma gli procurerà gli scontenti di Forza Italia. Aggiungici che in tutti i sondaggi appare come il più fascinoso dei leader, può arrivare al 25 per cento. Con la speranza che Bossi abbia il buonsenso di starsene fuori, finisce che Berlusconi stravince con il 60 per cento e passa dei voti. Una stravittoria di strapirro. Berlusconi è stato il capo del Polo prima ancora della nascita del Polo, fin dalla sua «discesa in campo». Ha guidato per quattro anni questo governo, essendo al 100 per 100 leader del Polo. Adesso, a pochi mesi dalle elezioni politiche - quelle vere, e difficilissime - gli si vuole far sapere che è un comandante dimezzato e che dovrà sempre fare i conti, e le discussioni, e i dibattiti con dei vicecomandanti. È da qui che si parte per costruire il partito unico della destra? La strada conduce piuttosto a ripetere la situazione fragile e ballerina che c’è dall’altra parte. Rutelli che si confronta con Bertinotti che si dissocia da Fassino che critica Prodi.
Signor Berlusconi. La destra di tutti i giorni (il suo elettorato) queste primarie non le vuole, non ci ha mai pensato, le sembrano energia e tempo persi. Che vuole la destra? Vuole un Capo. Qualcuno di cui si fida, che abbia tutta l’autorevolezza del Capo, e che quindi voglia e possa decidere senza tanti compromessi, trattative, accordi, mediazioni. (Sapendo che, nel caso scontenti, si comporti male o non sappia fare, in Italia c’è la tendenza ad appenderlo per i piedi, oggi metaforicamente, s’intende).
La mia è una proposta di Uomo Forte o di Dittatura? Macché, mi fa orrore solo a pensarci. Ma se c’è un Polo, non può essere come quei regni in cui i feudatari a mano a mano erodevano poteri al re, fino a distruggere lo Stato. (Il governo, nel caso nostro). I feudatari curino i loro feudi, stabiliscano un progetto per lo Stato insieme al re, e poi lo lascino fare.
Più che indebolire lei, signor Berlusconi, le primarie indeboliscono la destra, sempre più disunita, e preparano una prossima legislatura di maggiore disunione. Saranno tanti voti persi, quelli di chi è disposto a dimenticare le baruffe e le penose crisi interne avvenute finora: si sa, le malattie infantili. Ma che non accetterebbero davvero che il Polo si presenti come una coalizione forzata - in realtà una gara - di tre o quattro uomini che si contendono il potere.
Le impedisca e basta queste cavalditroiesche primarie, caro Berlusconi. Faccia il Capo al 100 per 100, dica NO e basta. Non occorreranno spiegazioni.

O se vuole bastano le mie, che le regalo.

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