Perché un «comunista» non può far paura all’Europa

Molti cittadini si meravigliano della candidatura di D’Alema alla carica più importante della Ue. Se ne meravigliano sia quelli della sinistra, sia e ancor più quelli che stanno dalla parte di Berlusconi. C’è chi ne è talmente stupito da scrivere ai giornali per chiedere come mai Berlusconi appoggi in una sede internazionale un comunista (comunisti non sono mai «ex»), per giunta un comunista che già molte volte si è comportato in passato in modo contrario agli interessi dell’Italia.
Questa è l’ennesima prova che gli italiani non sanno, e di conseguenza non capiscono, quale sia l’idea che ha fatto progettare e realizzare l’Unione europea; ma al tempo stesso è questo il motivo per il quale sia i politici che i giornalisti non hanno mai voluto dare loro vere spiegazioni, tenendo al livello più basso e più ingannevole l’informazione su quello che avveniva.
Si tratta di un motivo molto semplice ed evidente: la Ue è un disegno comunista. Senza spargimento di sangue, ma con terribili violenze quali la sottrazione di sovranità e d’indipendenza, il cambio della moneta, l’abolizione dei confini territoriali delle Nazioni, la consegna del governo a rappresentanti stranieri e dei quali non si conosce né il nome né la lingua, tanto per citare soltanto quelle più eclatanti. Ma sono violenze anche le false istituzioni «democratiche»: uno pseudo-parlamento, ossia un organismo che, non avendo il potere di fare le leggi, non è un parlamento; il finto «governo» (la Commissione) che aspettava la firma del trattato di Lisbona per cominciare a mostrare il suo vero volto: la nomina del ministro degli Esteri («alto rappresentante» nella neolingua orwelliana, ampollosa e roboante, che contraddistingue la burocrazia delle società comuniste), dotato di sterminati poteri, quali non possiede neanche il segretario di Stato americano. Sarà, infatti, vicepresidente della commissione (ossia vicecapo del governo), potrà decidere le missioni all’estero e dirigerà un vastissimo organismo, il Servizio d’azione esterna europea detto Eeas (ossia la sigla di European external action service, dato che, senza che sia mai stato dichiarato, la lingua ufficiale della Ue è l’inglese), cui faranno capo anche i generali e i responsabili militari e civili delle missioni, oltre a tutto il corpo diplomatico dei singoli Stati.
Viene, dunque, «giustamente» proposto un capo con tutti i requisiti richiesti da un’elefantiaca burocrazia stalinista: nato e cresciuto nel partito, fedelissimo alle mansioni del partito tanto da non aver mai svolto nessun altro mestiere, etichettato come «intelligente» da coloro che, addetti ai lavori, ben sanno riconoscere le doti giuste per la società del Grande Fratello: astuzia e impassibilità, qualunque cosa accada.
D’Alema si era preparato a questo momento da lungo tempo. È rimasto silenzioso e quasi appartato dalla politica nazionale proprio per apparire sufficientemente distaccato dall’Italia agli occhi dell’internazionale comunista europea; ha fondato nel frattempo quell’associazione Italiani-Europei il cui nome, dal sapore squisitamente razzista, è tutto un programma. Cofondatore di peso degli Italiani-Europei è Giuliano Amato, appartenente alle più importanti società mondialiste quali l’Aspen Institut e il Circolo Bilderberg (come, del resto, Romano Prodi) e pertanto massimo garante della fedeltà di D’Alema al progetto di distruzione degli Stati indispensabile per giungere finalmente a realizzare il governo mondiale.
Poveri italiani che si preoccupano che D’Alema non faccia, in Europa, gli interessi dell’Italia! Non sanno che già nel Trattato di Maastricht è scritto che «i commissari non possono fare riferimento al proprio Stato di appartenenza giurando di non servire altri interessi che quelli della Ue» (articolo 157), come è giusto che sia visto che l’Unione europea presuppone la fine degli Stati che la compongono. Nessun politico, però, così come nessun giornalista, ha mai spiegato agli italiani il contenuto dei trattati, neanche attraverso il più piccolo dibattito televisivo, ben sapendo che soltanto ignorandolo i cittadini non si sarebbero ribellati.


Al momento non sappiamo se sarà D’Alema il prescelto, dato che non sono i singoli Stati che contano per la nomina, ma i vertici delle società mondialiste, come appunto la Trilateral Commission e il Circolo Bilderberg, che guidano la politica euro-americana e alle quali appartiene la maggior parte dei commissari europei. Quello che possiamo affermare è che, presente o no D’Alema, nessuno farà gli interessi dell’Italia.

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