Perché le fiaccolate contro la schiavitù sono ancora necessarie

«Altro che Europa comunitaria - spiegano gli organizzatori - le ragazze attirate da un lavoro restano succubi del racket»

Fiaccolata ieri sera da piazza dell’Esquilino fino a piazza Venezia contro la prostituzione e contro la schiavitù in cui sono ridotte a Roma migliaia di donne e ragazze minorenni. Alla manifestazione, promossa dalla Comunità Giovanni XXIII, hanno preso parte duemila persone aderenti alle associazioni religiose e di area cattolica. A sfilare anche centinaia di ex prostitute «salvate» dalla strada. A Roma metà delle lucciole vengono dalla Romania, metà sono minorenni, dice la Comunità papa Giovanni XXIII. «L’associazione, fondata da don Benzi, da anni è impegnata in nell’attività di recupero sociale - spiega Roberto Gerali, responsabile nazionale della Comunità - dal ’90 a oggi ha aiutato in Italia più di 6mila donne e bambine di varie nazionalità. Quello della prostituzione è un fenomeno in costante aumento, che le nostre “unità di strada” monitorano quotidianamente».
Nella capitale sono inserite nel programma di protezione sociale della Comunità di don Benzi un centinaio di ragazze straniere, in maggioranza romene e nigeriane, ma anche cinesi, russe, ucraine, moldave. Attualmente le unità di strada sono concentrate soprattutto fra via Togliatti e Cinecittà. Le lucciole minorenni che battono abitualmente i marciapiedi, secondo i dati raccolti dalla Comunità, sono oltre il 40% del totale. «Ma a Roma - rileva Roberto Gerali - la percentuale supera il 50%. In gran parte vengono dalla Romania, soprattutto dopo l’entrata del Paese nell’Unione europea». La relazione del dipartimento Usa «Trafficking in Persons 2005» valuta che il 40-50% delle vittime della tratta a scopo sessuale sono minori. La relazione 2004 dello stesso dipartimento Usa afferma che laddove la prostituzione è stata legalizzata o tollerata, si è avuto un aumento della domanda e che la legalizzazione della prostituzione apre i mercati a racket criminali. «La nostra manifestazione, infatti, vuole dire no a qualsiasi normativa che, direttamente o indirettamente, favorisca la prostituzione - sottolinea Roberto Gerali -. Noi diciamo no ai quartieri a luci rosse, all’affitto di camere o case, alle cooperative di prostitute, a qualsiasi forma di mercificazione della persona”. Chiaramente nel mirino è il ddl del governo in discussione in questi giorni per aggiornare la legge Merlin e la legalizzazione strisciante delle case chiuse.


C’è molta disinformazione sul fenomeno, lamenta la Comunità Giovanni XXIII: «La gente, ad esempio, è convinta che le ragazze dei paesi dell’Est europeo, in quanto comunitarie, sono libere di fare come vogliono. Niente di più falso. Sono nelle mani di un racket fra i più feroci».

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