Perché è giusto dare soldi pubblici ai massaggiatori

Ho letto con disappunto, sul Suo giornale (pertanto, non certo con stupore), l'articolo dal titolo «Massaggi tailandesi e sinfonismo nei corsi della Provincia di Savona».
Premesso che ritengo - sinceramente e non come esercizio retorico praticato da taluni - la libertà di critica un fondamento della nostra democrazia, non posso esimermi dal constatare che talvolta e per fini palesemente politici questa imbocchi delle strade che conducono il lettore lontano dalla verità e verso fraintendimenti a dir poco di dubbio gusto.
Non so quale opinione abbiano l'autrice dell'articolo e Il Giornale su chi pratica l'attività di massaggiatore e massaggiatrice nel pieno rispetto della legge, nella tutela della salute dei clienti, nell'impegno che ogni attività professionale o lavorativa richiede.
Per me sono lavoratori e lavoratrici, professionisti. Tali da meritare pari dignità rispetto a chi pratica impianti tricologici, tanto per fare un esempio che non risulterà né ignoto, ne degno di irrisione al Giornale.
Non so se il Giornale conosca il peso nell'economia anche della nostra provincia di attività quali quelle comprese nel comparto della salute, dell'estetica, del benessere. Mi sorge il dubbio che questa conoscenza, in chi si fa paladino del «fare impresa» e dello «scommettere sulle proprie capacità per essere competitivi», sia a dir poco carente. Che dire, per fare un altro riferimento all'articolo, dei corsi di cortesia francese? Rispetto il pensiero del Giornale sulla asserita assenza della necessità di imparare qualcosa dai francesi. Certo non lo condivido. Ma chissà quanti operatori economici, imprenditori, liquiderebbero l'assenza di una capacità di rapportarsi del loro personale con turisti d'Oltralpe, con il sorriso ironico indotto dalla lettura dell'articolo in questione?
O non saranno proprio le imprese, come in realtà sono, a chiedere questi corsi? Se il Giornale crede non serva a nulla la conoscenza della lingua inglese per chi deve cercare lavoro dopo averlo perduto, beh allora mi pare il caso che sia necessario risolva una sorta di «conflitto di interessi» con l'area politica di riferimento secondo la quale occorre essere sempre più preparati - e qui condivido - alle crescenti sfide e necessità del mercato.
O forse il Giornale ritiene che sarebbe più utile imbarcarsi (ammettendo di averne l'occasione) e imparare le lingue suonando la chitarra, seguendo un celebre modello? Certo, non si trattasse di cose serie, verrebbe da pensare che un corso sulla tintura dei capelli non avrebbe avuto dal Giornale eguale trattamento.
Per me, per la nostra amministrazione, la politica con le sue scelte e le sue decisioni si basa sulla serietà e non sulla battuta. Spesso di dubbio gusto.


Ma in tutto questo c'è un dato che, ripeto, sfugge al Giornale (o forse è stato volutamente ignorato per evitare imbarazzo): le richieste di questi corsi giungono proprio dal mondo dell'impresa, spesso la piccola media, ovvero il tessuto portante della nostra economia.
*Presid. Provincia di Savona

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