Perché Milano deve pagare meno tasse

Milano diventi una free zone fiscale, cioè una zona con trattamenti fiscali speciali per le imprese che già lavorano a Milano o che potrebbero decidere di mettere qui la propria sede. È una proposta di Letizia Moratti, sindaco di Milano dove operano circa 280mila imprese e che «ha la responsabilità come motore d’Italia di contribuire in modo forte al rilancio del Paese e del territorio». L’Irlanda, tanto per intenderci, ripartì grazie a qualcosa del genere. Il Galles pure.
La proposta è molto interessante: in parole povere chi ha sulle spalle la ripresa del Paese, cioè di tutti, deve essere aiutata perché se si aiuta chi è primo si aiuta anche chi è ultimo. Altrimenti non si aiuta nessuno e ognuno rimane al punto dove è già. Incentivare chi può determinare la svolta nello sviluppo economico del Paese, questa è la logica della proposta della Moratti.
Non mancherà chi si scandalizzerà di fronte a questa proposta. Non mancherà il coro dei finti solidaristi che ci insegnerà come non bisogna aiutare chi ha già ma chi non ha ancora. E a questi chiediamo: se i soldi allo Stato non li dà Milano e il Nord chi glieli dà, la Provvidenza? Ha ragione la Moratti, essere il motore d’Italia per Milano non è solo una fortuna, è anche una responsabilità perché quello che fa Milano per la ripresa vale per tutta Italia.
Diamo un occhio a qualche dato. Milano è la capitale della regione che, da sola, rappresenta il 21% del prodotto interno lordo nazionale. Un euro su cinque, in Italia, viene prodotto in Lombardia e di questo una bella fetta a Milano e provincia. Sempre la Lombardia esporta il 28% delle merci che vengono esportate dall’Italia. In Lombardia si contano circa 800mila imprese e di queste 280mila sono a Milano, una su tre. Non c’è dubbio che Milano e la Lombardia abbiano fatto e facciano da baluardo contro la crisi.
L’economista americano Arthur Laffer, che ispirò le politiche fiscali di Reagan, dimostrò, con la sua famosa curva, che oltre un certo peso delle tasse, il gettito non aumenta più ma tende a diminuire perché guadagnare di più non conviene più e, quindi, neanche investire. Oltre un certo livello di aliquote non conviene più aggiungere reddito né ai singoli né alle imprese. Le soluzioni a quel punto sono due: rinunciare a maggiori fatturati, redditi e guadagni, oppure eludere ed evadere le tasse. Nell’incertezza di sbagliare gli italiani spesso adottano ambedue le soluzioni.
Detto questo c’è anche da ricordare che di questi soldi un bel po' si trasferiscono a Roma. Su quel 21% di Pil, infatti, lo Stato ne trattiene una larga parte e ne dà indietro meno della metà.


In sintesi: non solo un maggiore fatturato lombardo e milanese contribuirebbe allo sviluppo complessivo del Paese in termini di Pil ma doterebbe lo Stato di maggiori risorse per le politiche sociali e per le parti meno sviluppate del Paese. Difficile a capirsi? No, perché è evidente. Facile a farsi? No perché in molti saranno contrari e perché in Europa da noi vogliono tagli e basta. Ma la linea è giusta, ha fatto bene la Moratti a proporla.

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