An: «Perché promosso il dirigente condannato per molestie sessuali?»

Massimo Malpica

«Chiamatela opportunità politica, chiamatela trasparenza amministrativa: di certo promuovere un dirigente mentre era sotto processo per violenza sessuale compiuta nel corso di un colloquio di lavoro non ci pare il massimo della correttezza istituzionale». L’europarlamentare di An Roberta Angelilli e il presidente nazionale di Azione giovani Giorgia Meloni raccontano le «mancate conseguenze» della vicenda giudiziaria che ha visto protagonista Rds, nel 2003 dirigente del dipartimento Cultura del Comune di Roma. Durante un colloquio di lavoro con una ragazza, spiegano le due esponenti di An, Rds avrebbe molestato la «candidata», promettendole l’assunzione in cambio di favori sessuali da elargire peraltro anche a terzi, trattandosi di «prassi» nel settore delle pubbliche relazioni, e si sarebbe spinto, secondo quanto denunciato dalla ragazza, a ribadire la richiesta soccorrendo la malcapitata che, fuggita dalla stanza, era caduta per le scale. Al termine del processo di primo grado, a febbraio del 2004 il dirigente fu giudicato colpevole, «non essendoci alcuna perplessità sull’effettiva sussistenza dei fatti esposti dalla donna». Appena un mese prima Rds aveva lasciato il Campidoglio per Palazzo Valentini, dove era stato assunto a tempo determinato con un contratto dirigenziale da 102mila euro annui per ricoprire un importante incarico nel gabinetto del presidente, Enrico Gasbarra.
«Siamo al primo grado e la presunzione d’innocenza è sacrosanta - spiega la Angelilli, che ha presentato un’interrogazione all’Europarlamento - ma dalla Provincia vorremmo sapere se, nelle more di un procedimento così delicato, era opportuno promuovere quel dirigente, invece di sospenderlo come misura precauzionale. Al Campidoglio invece chiediamo se è stata mai avviata un’indagine interna per capire cosa sia successo, e soprattutto per appurare che fosse solo un’illazione quell’accenno alla “prassi consolidata” delle molestie sessuali come contropartita per le assunzioni». «Walter Veltroni - spiega Giorgia Meloni - recentemente ha detto che il Comune si sarebbe sempre costituito parte civile nei casi di violenza sessuale, ma non mi risulta che in questo caso lo abbia fatto. È triste che l’amministrazione comunale nel processo non si sia schierata al fianco di questa ragazza. E mi chiedo anche se per i dirigenti di Palazzo Valentini non sia richiesta tra i requisiti la mancanza di carichi pendenti».

La Provincia ha risposto in serata, assicurando di aver «attivato» i «controlli amministrativi previsti dalla legge», ma dicendo di non essere «a conoscenza né dei fatti esposti né della sentenza» e rimarcando che «i fatti non sono relativi alle funzioni che il dirigente svolge presso questo Ente». Una versione confermata dal legale di Rds, che rimarca la natura «privata» delle contestazioni alle quali, comunque, il suo cliente si sarebbe sempre dichiarato estraneo.

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