Perché la sinistra tace sul tunnel?

Perché la sinistra tace sul tunnel?

La «Milano verticale», la strategia di una città che cerca di superare i limiti della sua fisicità storica sviluppando il suo «doppio» nel sottosuolo, è dunque possibile. Il Giornale ha documentato l’altro ieri come proceda felicemente a Madrid lo scavo di un tunnel sotterraneo e di come i tecnici milanesi incaricati di verificare «sul campo» abbiano valutato positivamente l’importanza dell’esempio spagnolo. La «supertalpa» costruita dai tedeschi potrebbe avanzare con successo anche sotto Milano per scavare un tunnel di 34 chilometri. Tecnologie costose, s’intende, ma la sfida si adatta perfettamente allo spirito della città. Milano dà il meglio nelle grandi cose, nelle realizzazioni impegnative che veramente segnano una rottura col passato. A giudicare dall’esperienza madrilena, lavorando con la «talpa» per 24 ore al giorno si spendono poco più di cento milioni di euro per ogni chilometro, si provi a moltiplicare per 34 e si avrà un accettabile ordine di grandezza della spesa. Sull’altro piatto della bilancia, però, si metta la riduzione del traffico cittadino in superficie del 50 per cento. Quanto vale un simile sgravio? La metropoli, proprio per la congestione delle sue strade, rischia il soffocamento, non può svolgere bene le sue funzioni economiche, dirigenziali, abitative. Se non trova una via d’uscita è condannata a un lento declino.
E poi, per questo tipo di infrastrutture sono previsti schemi d’investimento che attirano i capitali disponibili: l’Europa più avanzata ha compreso il valore delle grandi infrastrutture, noi remiamo faticosamente per recuperare il tempo perduto. Il vero problema è quello della volontà politica, di saper pensare in grande guardando al futuro. È bene che Letizia Moratti abbia segnato il tunnel sotto i bastioni fra le cento cose da fare per Milano. E sarebbe bello che anche le sinistre sposassero questo progetto. In verità, nei decenni passati le sinistre hanno ragionato con i paraocchi dell’ideologia, secondo la quale, chissà perché, la metropolitana era borghese e il tram, invece, proletario.

È sperabile che, dopo la lunga serie d’ingorghi generati da questa visione settaria, anche gli esponenti della sinistra abbia vinto la paura del sottosuolo. E se ancora l’idea dei tunnel li fa diventare pallidi, facciano un calcolo politico: vogliono lasciare tutto all’altra parte il merito di aver liberato Milano dall’assedio dei veicoli?

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