Le perdite al 30 giugno e l’abbandono degli obiettivi del piano industriale danno mano libera ai venditori. Cimoli sarà ascoltato alla Camera Alitalia precipita: meno 10,4% in Borsa Bruciati in una seduta 125 milioni, con scambi che hanno raggiunto l’8

Paolo Stefanato

da Milano

L’Alitalia ha bruciato 221 milioni nel conto economico del primo semestre, e ieri ha distrutto 125 milioni in Borsa. Il titolo, dopo la pessima semestrale che ha segnato l’ufficiale abbandono dei progetti di ritorno all’utile nel 2006, ha perso il 10,4% nel corso di una seduta drammatica, in cui è stato anche sospeso al ribasso. È stato scambiato l’8% del capitale. Deutsche Bank - istituto vicino alla compagnia, visto che ha organizzato l’aumento di capitale della fine dello scorso anno - ha tagliato le sue previsioni, raccomandando un semplice «hold» dal precendete «buy», e abbassando gli obiettivi di prezzo da 1,13 euro a 0,85. Ieri la chiusura è stata addirittura inferiore, a 0,81. La commissione Trasporti della Camera ascolterà, nei prossimi giorni, il ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi, e il presidente-ad della Compagnia, Giancarlo Cimoli; la data non è stata fissata. Intanto i sindacati autonomi hanno confermato lo sciopero di quattro ore già proclamato per lunedì e l’Unione piloti ha chiesto la rimozione del vertice.
La situazione è grave, e nessuno se lo nasconde. Nella relazione che accompagna i conti semestrali il vertice della compagnia chiede ulteriori sacrifici ai sindacati, con «rinunce a concessioni non più sostenibili nel nuovo corso del trasporto aereo». Ieri non si sono registrati comunque molti commenti sui conti dell’Alitalia: per tutti ha parlato la Borsa, affossando il prezzo. Il titolo è fortemente speculato e le sue oscillazioni non stupiscono (soprattutto se, come ieri, spinte da motivazioni concrete); tuttavia i numeri sono stati impressionanti, con scambi per 1,4 miliardi, pari a oltre 111 milioni azioni.
Il dato politico di rilievo è stato l’incontro tra il ministro dei Trasporti e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Enrico Letta; secondo quanto riferito, Bianchi, confermando la sua linea, ha nuovamente chiesto che Cimoli venga allontanato, o che venga affiancato da una figura operativa (per esempio, un direttore generale). La linea della presidenza, invece, è quella di dare a Cimoli modo di continuare a lavorare sul proprio piano industriale, nella convinzione che «cambiare il manovratore in corso di manovra» potrebbe avere effetti ancora peggiori. Di recente la fiducia a Cimoli è stata ribadita dal ministro del Tesoro Tommaso Padoa-Schioppa, che è l’azionista di maggioranza (49%).
Gli occhi di tutti sono puntati sugli annunciati emendamenti al piano industriale che ora appaiono ancora più urgenti. Non trapelano indicazioni ufficiali. Ma indiscrezioni parlano di nuove riduzioni di personale e dell’avvio del rinnovamento della flotta di breve-medio raggio, oggi costituita in gran parte da vecchi Md80, aerei che, stando ai tecnici, hanno consumi del 20-30% superiori a quelli di nuova generazione corrispondenti. Il costo del carburante è una delle voci che, negli ultimi anni, ha più condizionato i conti.


Il fronte sindacale è in fermento anche per il riordino delle attività scorporate in Az Servizi, che a loro avviso sarebbe più rapido di quanto concordato; i servizi amministrativi, l’informatica, e poi il call center e i servizi di terra, starebbero infatti per passare, per mezzo di aumenti di capitale, a società esterne al gruppo.

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